Saga dei formaggi: la Galbani di Ballabio

Scritto da il 12 Febbraio 2021

La Galbani ha origine nel 1882 dal caseificio di Davide ed Egidio Galbani, situato a Ballabio, in provincia di Lecco, e già sede della concorrente e rivale Locatelli.

Ballabio, com’è noto, è posta all’imboccatura della Valsassina, ricca di allevatori, pastorizia e produttori di formaggi, una tradizione che prosegue anche ai giorni nostri.

Dopo poco tempo dalla sua nascita la Galbani trasferisce la sua attività da Ballabio al quartiere Maggianico, nel pieno della città di Lecco.
Come per la Locatelli, anche la Galbani aveva una produzione casearia perlopiù dedicata alla vendita in ambito locale, vista anche la produzione largamente artigianale dei loro prodotti. I Galbani ispirarono parte della loro produzione ai prodotti francesi che già in quell’epoca erano importanti in Italia.

Proprio in quest’ottica i Galbani producevano una loro robiola molto simile al formaggio francese di tipo brie.

Egidio Galbani nel 1896 lasciò Lecco e si trasferì a Melzo in una cascina per lavorare alla trasformazione del latte.
La zona di Melzo ben si confaceva ed era propizia all’attività casearia, grazie all’abbondanza delle acque a disposizione per coltivare i foraggi per il bestiame da latte.

Dopo pochi anni, nel 1900, la famiglia Galbani costruì un importante stabilimento nel luogo dove l’azienda avrebbe avuto il suo principale polo produttivo per i decenni a venire. Il primo grande successo commerciale è datato 1906 con il lancio del formaggio Bel Paese, un tipo di formaggio stagionato che prese il nome dall’omonimo libro di Antonio Stoppani. Formaggio che in pochissimo tempo divenne famoso in tutto il mondo.

Nei primi Anni Venti dello scorso secolo la Galbani, ormai azienda consolidata, dà luogo a una serie di acquisizioni di stabilimenti caseari.
Lo stabilimento di Guinzano (Pavia), posto a metà strada tra la Stazione di Certosa di Pavia e la Certosa di Pavia vera e propria, fornirà lo spunto per dare il nome alle crescenze, che saranno denominate Certosa e Certosino.

Una delle ragioni del successo della Galbani nel periodo compreso tra gli Anni Cinquanta e Sessanta è dovuto anche all’efficientissima flotta di furgoncini e alla rete di depositi, in grado di rifornire giornalmente i numerosi punti vendita sparsi su tutto il territorio nazionale.
Altro veicolo commerciale che contribuì non poco ad imporre la vendita dei prodotti Galbani fu la raccolta a punti inserita nei prodotti caseari.
Sopratutto nei formaggi per ragazzi erano inseriti questi punti, che una volta raccolti permettevano di accedere a premi di vario genere.
Premi tra i quali uno dei più ambiti era un pupazzo in plastica gonfiabile, che grazie ad un fondo riempito di acqua, anche se colpito da schiaffi pugni o spinte dondolava per poi riprendere la sua posizione eretta. Il pupazzo (con le sembianze di un droghiere, era chiamato Ercolino sempre in piedi e divenne un vero e proprio oggetto di culto.

Già negli Anni Trenta la Galbani apparteneva ad un ramo della famiglia Invernizzi di Melzo, che aveva legami di parentela con la famiglia omonima.
Nel 1974 gli Invernizzi cedettero l’azienda a quattro finanziarie con sede in Lussemburgo e Liechtenstein con proprietari ignoti. Negli anni Anni Settanta e Ottanta l’identità dei proprietari della Galbani rimase ignota. Il solo volto pubblico era quello dell’amministratore delegato Luigi Campominosi, questo anche per l’assoluta riservatezza dell’azienda sull’assetto proprietario.

Nel 1989 la Galbani venne acquisita da Ifil e Bsn – Danone. Nel 2002 Danone vendette le proprie quote a Bc Partners. Il private equity found Bc Partners monetizzò il proprio investimento cedendo Galbani al gruppo lattiero – caseario francese Lactalis, che già aveva rilevato le tre storiche aziende casearie italiane Locatelli, Cademartori e Invernizzi.

I poli produttivi Galbani si trovano a Introbio, in Valssina, Melzo (Milano), Corteleona, Certosa (Pavia) e Casale Cremasco (Cremona).

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