Profumo di Lecco: cioccolato, odore di ferro, “el Lecch”
Scritto da Lecco Channel il 10 Marzo 2021
I viaggiatori che arrivavano a Lecco negli anni Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta avevano di certo un impatto visivo di grande effetto: lago, montagne, incastonavano la città avvolgendola in uno scenario maestoso. Ma non poteva sfuggire un aspetto olfattivo (oggi ormai sparito) che stuzzicava le narici dei forestieri che transitavano in città. Sia che si arrivasse dalla Bergamasca, oppure dal Milanese, appena giunti in prossimità del quartiere di Pescarenico si veniva avvolti da un persistente profumo di cioccolato. Era il segnale che la Icam (nella foto in copertina le operaie negli Anni Sessanta, grazie all’azienda per la concessione) stava lavorando il cacao per i suoi famosi prodotti dolciari. Salendo, invece, verso la Valsassina e attraversando i quartieri di Acquate, Olate, Laorca e Malavedo non si poteva non annusare nell’aria l’odore acre del ferro che le tante aziende sparse nei rioni della città lavoravano per dare luogo alle più svariate produzioni e applicazioni industriali.
La città era un’altra città, era un’altra vita, un’altra storia.
Vale la pena ricordare quegli anni felici di grandi sogni, certezze e sviluppo economico tangibile.
Ricorderemo quel periodo dorato con i ricordi e il legame che hanno sempre stretto Lecco e la sua squadra di calcio, l’Ac Lecco prima e la Calcio Lecco 1912 oggi.
Il legame tra la città e i blucelesti è sempre stato molto forte. Anche in questi tristi tempi che, contrassegnati dalla pandemia, non permettono agli sportivi la frequentazione dello stadio, la domanda di rito al termine delle partite domenicali o infrasettimanali rimane sempre la stessa: «Se la fa el Lecch?».
Domanda che viene posta fuori dai bar, oppure nei centri commerciali, addirittura da auto che accostano per averne notizia.
Un intreccio costante quello della gente della città con la squadra bluceleste.
Un amore ed una passione che arrivano da lontano. Certo, 109 anni di storia non sono roba da poco.
E in questa lunga storia sono gli Anni Sessanta a segnare l’apice sportivo della Calcio Lecco (allora Ac Lecco), la Serie A.
La sede del Lecco si trovava allora in via Roma davanti a quelle che erano le vetrine dei magazzini Upim. Si accedeva all’ingresso della sede da un piccolo portone ,si raggiungeva il primo piano e ci si trovava nella segreteria.
C’era, in segreteria, un piccolo balconcino che si affacciava sulla sottostante via Roma. Da quel balcone facevano spesso capolino in periodo di calciomercato i nuovi acquisti. Ricordiamo ancora il saluto con la mano di Sergio Clerici, appena giunto dal Brasile, ai tifosi lecchesi sul marciapiede antistante la sede.
Anni magnifici, i Sessanta!
I lecchesi potevano fare compere al mercato alimentare che si teneva in viale Dante. Questo mercato era stato soprannominato “I Marziani”, forse per via dei prezzi così convenienti da sembrare di “un altro mondo”.
Al bar Unione e sotto i portici del Credito Italiano si tenevano accese discussioni su politica e calcio, che erano argomento quotidiano.
Dalle 18.00 e fino alle 20.00 in via Cavour e via Roma andava in scena il rito della “Vasca”, lo struscio lecchese. In quella passeggiata serale in centro si incontravano spesso i giocatori dell’A.C. Lecco. Ferrari, Tettamanti, Fracassa, Incerti e Clerici erano assidui frequentatori della “vasca” serale in centro.
Poi, all’ora canonica della cena, le strade si spopolavano. Ma nel dopo cena la Lecco di allora non mancava di valide alternative per continuare la serata.
C’erano infatti diverse sale cinematografiche: Lariano, Marconi, Nuovo e Ariston, tanto per ricordarne alcune.
E mescolati tra gli spettatori per i film di prima serata c’erano frequentemente gli stessi calciatori.
Diversamente da ciò che avviene ai giorni nostri, allora i calciatori che venivano da varie località italiane e dall’estero s’integravano molto bene negli usi e costumi della Lecco di allora.
Seppure costretti ad osservare un rigido protocollo di regolamenti varato dalla società (orari, luoghi da frequentare, comportamenti da attuare), gli atleti di allora non si facevano mancare un salto in pizzeria (alla Capri che all’epoca era una delle prime aperte, per dire). I più “festaioli” non rinunciavano a una, seppure breve, apparizione all’”Orsa Maggiore”, giusto per ascoltare i successi del momento.
I calciatori più giovani della rosa della prima squadra ronzavano intorno ai grandi magazzini EMI di via Roma. Tra i giocatori di allora circolava la leggenda metropolitana che qui lavorassero le commesse più belle della città.
Altra vita, altro mondo, altro modo di concepire il ruolo di calciatore.
Eppure questo modo di vivere la città, integrandosi con le sue abitudini e usanze, ha cementato in modo fortissimo il legame tra le persone, gli sportivi e i giocatori del Lecco. Era ed è rimasto amore!
La Lecco che ha vissuto la Serie A era una città assorta nella sua laboriosa operosità. Città schiva e anche un po’ bigotta, ma pronta ad accendersi di passione per il “Lecco”. Lo stadio Rigamonti era sempre pieno per le partite di cartello. Gli spettatori arrivavano anche da altre città: Bergamo, Milano e Monza.
I tifosi, come in quasi tutti gli stadi del Paese, assistevano alle partite rigorosamente con giacca e cravatta, dato che era domenica e quindi ci si metteva l’abito della festa. Il tifo al “Mario Rigamonti” era comunque caldissimo: in ogni settore dello stadio c’era grande partecipazione e una “vociante agitazione”.
La tribuna centralem che era di legno e tubi Dalminem pareva cedere di schianto sotto i colpi cadenziati sferrati con i piedi sul legno da parte degli sportivi, che in questo modo sottolineavano ritmicamente le azioni dei blucelesti sul rettangolo di gioco.
A Lecco, come a Bergamo per l’Atalanta, invece di dire “vado alla partita” si recita il classico “Vò al Lecch”! In queste affermazioni si evince come la squadra sia parte del modo di essere della città che rappresenta la Calcio Lecco e quanto si compenetri con la stessa.
La Calcio Lecco, una storia di inopinate cadute e risalite difficoltose, ma la società bluceleste è la squadra di questa città.
Una città dove da anni non si sente più l’odore del ferro o la fragranza del profumo di cioccolato della Icam. Una città che non ha più cinema, grandi fabbriche e sogni… Ma questa città ha ancora una cosa che fa vibrare i cuori, sognare le menti, entusiasmare gli animi: il Lecco! Un amore che non finirà mai.
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