Imec: un sogno che ti veste
Scritto da Lecco Channel il 12 Marzo 2021
La Brianza, sia quella monzese che quella lecchese, hanno morfologicamente molte similitudini con gli Usa.
Si! L’America, quella dell’American Dream, quella del self made man, quella dov’è possibile realizzare i propri sogni anche quelli più difficili.
La Brianza e l’America, accumunate da questa somiglianza congenita e produttiva di uomini, idee, progetti, di grandi successi e altrettanto grandi fallimenti.
Ma sempre con la voglia di ripartire, di ricostruire e inventarsi la vita a qualsiasi costo.
Nella Brianza lecchese, a Paderno D’Adda, ha origine la storia che raccontiamo e fa parte delle nostre radici, della nostra indole.
La storia della Imec ebbe inizio nel 1936 proprio nella località oggi lecchese. Una stanza, una macchina da cucire, due dipendenti e una produzione di dieci capi al giorno. Ma come in tutti grandi sogni imprenditoriali l’alta specializzazione, investimenti mirati, il riconoscimento del marchio dovuto a campagne pubblicitarie specifiche con i celebri “Caroselli”, resero la Imec famosa per la qualità dei tessuti e la ricerca dei dettagli.
All’inizio degli Anni Sessanta l’intimo divenne un vero e proprio fenomeno di costume.
Nell’Italia del boom economico per anni il volto delle tre “gemelline” Colnaghi entrarono attraverso “Carosello” nelle case degli italiani.
Era il 1957 quando, su intuizione di papà Nino Colnaghi, le tre sorelline gemelle Margherita, Nicoletta e Stefania all’età di 5 anni interpretarono gli spot che pubblicizzavano la biancheria per signore prodotta a Paderno.
Era uno spasso. Racconta Nicoletta che non si andava a scuola e in più tutti le coccolavano. L’unica cosa negativa era che, durante le registrazioni degli spot, il regista insisteva per incollare le orecchie alla testa con il nastro adesivo perché lo stesso riteneva che fossero a sventola.
Racconta Stefania: «Nostra sorella Margherita, dopo qualche “Carosello” girato, prese coraggio, andò da nostro padre e gli disse che sarebbe stato gentile avere un compenso per quelle pubblicità». Nino Colnaghi guardò la figlia Margherita e rispose: «Si vede che hai talento per gli affari». Il giorno dopo alle tre gemelline fu recapitata una busta a testa contenente un piccolo compenso.
Lo spot delle tre gemelline fu un’idea geniale in un mondo seppure giovane come quello della pubblicità dell’epoca.
Il “sogno brianzolo”: la moglie di Nino Colnaghi e una loro amica cucivano biancheria in una stanzetta. Nino Colnaghi e il marito dell’amica la vendevano.
In pochi anni arrivarono ad avere tremila dipendenti.
Le chiavi del successo furono tanto entusiasmo, prodotti nuovi come il nylon, capi eleganti e poi le campagne pubblicitarie: la Imec fu la prima azienda a lanciare quel tipo di campagna semplice ma forte allo stesso tempo. La TV a metà degli Anni Cinquanta era appena nata, ma grazie a “Carosello” le tre gemelline erano conosciute in tutta Italia e questa pubblicità andò avanti per anni e anni.
Le tre sorellem con l’aggiunta dei due fratelli maschi Franco e Giuseppe, hanno poi tutte lavorato in azienda. Stefania fu messa in magazzino, suo padre le disse: «È da lì che si capisce se una ditta funziona. Stefania ci lavorò per due anni e ancora oggi ricorda il freddo patito in quell’ambiente».
Le tre gemelline Colnaghi crebbero in paese, un classico brianzolo: casa e azienda come corpo unico.
In un secondo momento i genitori acquistarono una grande villa con parco e dei campi coltivati ad Aicurzio: la “Commenda”. Un paese minuscolo, la Brianza delle piccole cose: il lattaio, il negozietto di alimentari, la sarta, le passeggiate, la domenica a messa. I valori veri: appartenenza, concretezza, semplicità e la “religione del lavoro” che ha permesso a tanti brianzoli di fare il grande salto da artigiani a industriali.
“Carosello” è stato l’infanzia delle tre gemelle Colnaghi, poi la vita ha fatto imboccare loro nuove direzioni: Stefania e Nicoletta imprenditrici, Margherita giornalista. Ma il loro cuore è rimasto sempre ancorato alla loro terra d’origine. Alle tre sorelle piace la piccola dimensione dell’appartenere a un territorio nel quale riconoscersi sempre.
Linotype