“Arcobaleno”: la canzone che Lucio Battisti scrisse dall’aldilà
Scritto da Erika Lodari il 21 Aprile 2021
Mogol, il cui vero nome è Giulio Rapetti, racconta com’è nata la bellissima canzone intitolata “Arcobaleno” in seguito alla morte di Lucio Battisti nel 1998.
Fu proprio Mogol, in diverse interviste a raccontare come una donna, che si qualificò come una medium e professoressa di italiano a Barcellona, riferì alla sua segretaria di aver parlato con il defunto Lucio Battisti. Raccontò di un giorno in cui vide, nello specchio del bagno di casa sua, il riflesso di un nitido arcobaleno, e che subito dopo avvertì la presenza di Lucio Battisti che le disse: «Questo è il titolo della canzone che voglio. L’arcobaleno è il punto di congiunzione tra la terra e il cielo. Contatta Giulio e digli di scrivere una canzone che io dedico a lui, che parli dell’arcobaleno».
Arcobaleno
Mogol inizialmente non diede peso alle parole della donna riportatele dalla sua segretaria. Passata una settimana però accade un fatto strano. Una sua amica da Milano gli inviò un fax con il numero di ottobre 1998 di Firma, la rivista mensile del Diner’s Club Italia, la cui copertina rappresentava Lucio Battisti con un grande arcobaleno. All’interno del giornale vi era anche l’articolo del direttor, un cattolico ortodosso, il quale affermava di aver fatto un sogno talmente chiaro che di prima mattina l’aveva immediatamente scritto, consolidandolo, così da non dimenticarselo. «La mattina chiamai in redazione e chiesi al mio amico pittore di concretizzare il mio sogno. È così che nacque la copertina» afferma il direttore.
Fu proprio questo a sconvolgere Rapetti: due persone, la medium e il direttore del mensile, che pur non conoscendosi arrivarono a Mogol con lo stesso messaggio. Forse era proprio un segno!
«Come avrei potuto scrivere una canzone per me, da una persona che non c’è più? Inoltre, scrivo sempre dopo la musica, e una musica adatta ad accompagnare un messaggio che viene dall’aldilà non l’ho mai sentita. Una sera però andai a casa di Adriano Celentano e sua moglie Claudia, in cui vi era anche Gianni Bella, e raccontai loro quanto mi avesse turbato quella settimana e affermai che se avessi trovato la giusta musica avrei scritto la canzone – afferma Mogol –. Fu allora che Gianni Bella mi porse una cassetta con una musica, ed era quella giusta. Quella che oggi è la musica di “Arcobaleno”».
Celentano e la canzone
Fu nel viaggio da Milano – Roma che, ascoltando quella cassetta, Mogol dettò il testo della canzone alla sua amica compagna di viaggio. A Lodi, dopo solo 15 minuti, era già terminata. La canzone era pronta.
Una settimana dopo, tornando da Roma insieme a una sua amica, notò che a pochi metri dalla macchina iniziava un arcobaleno con colori così nitidi che non aveva mai visto in vita sua, dall’altra parte della strada vi era l’inizio di un altro arcobaleno, con colori meno vivi, ma che si riusciva comunque a scorgere.
«Chiamai Celentano, dopo avergli mandato il testo, e gli dissi di cantarla. Alle 3 di notte, nel suo studio di registrazione, che ha nel suo soggiorno, la cantò quasi sottovoce, in modo molto intimo – dichiara Mogol -. Essendo troppo intima decisa di cantarla un’altra volta ma era uguale, una copia identica, esattamente come se avesse ripetuto il nastro. Decise di cancellare la seconda registrazione e mantenere solo la prima, quella che tutti conosciamo».
Mango e l’arcobaleno
Mogol, in alcune interviste, ha citato un altro evento che lo toccò profondamente. Dieci anni dopo l’evento della medium, e tutto ciò che ne è conseguito fino alla stesura e la pubblicazione di “Arcobaleno”, in un viaggio verso Ancora insieme a suo figlio accadde di nuovo.
Durante il tragitto, mentre ascoltarono tutte le 15 canzoni che Mogol scrisse per Mango, videro un meraviglioso arcobaleno dai colori tenui, nonostante fosse una bellissima giornata con il cielo limpido. «Al momento dissi “questo è Lucio” come battuta – afferma Mogol – e non ci pensai più fino al mattino seguente».
Il giorno seguente era il 9 dicembre 2014, la sera precedente Mango morì a causa di un infarto. «Sono sicuro che Lucio mi stava avvisando che quella notte Mango sarebbe morto» conclude Giulio Rapetti.
Le smentite della medium
Solo anni dopo la medium, Paola Guidelli, ammise naturalmente di essersi inventata tutto. Tuttavia, Mogol non ha mai smentito questa ipotesi: in varie interviste ha fatto riferimento a questo fatto senza negarne la veridicità e soprattutto dichiarando di aver sentito spesso la presenza di Battisti dopo la sua scomparsa.