Guida ai luoghi de “I Promessi Sposi” citati da Manzoni

Ed eccoci giunti al termine di questo percorso, in cui abbiamo approfondito e conosciuto i luoghi del celebre romanzo de “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.

Oggi vedremo le ultime tre tappe dell’itinerario manzoniano: la Casa del Sarto (capitolo XXIV), ci allontaneremo da Lecco solo per parlare del Lazzaretto di Milano (capitolo XXVIII) e infine torneremo nel nostro territorio per concludere con la Casa di Agnese (capitolo XXXII).

Iniziamo subito!

9. Casa del Sarto

Lucia, rapita e tenuta prigioniera presso il castello dell’Innominato trova la libertà grazie al ravvedimento dell’Innominato, che si è convertito e pentito dopo il colloquio avvenuto con il cardinal Borromeo nella chiesa del Beato Serafino, nel rione di Chiuso.

Don Abbondio e una buona donna, mandata proprio dal curato di quel villaggio, presso il quale era in visita il cardinale, si recano al castello per portar via Lucia.
La lettiga su cui viaggiano si allontana dal castello e scende lungo la valle allontanandosi, per poi svoltare su per la piazzetta al cui fianco sorgeva la casa del parroco e lì vicina la casa della donna, moglie dell’umile ma acculturato sarto del villaggio. Dopo la sua liberazione Lucia trova in questa dimora ospitalità e ristoro, ed incontra la madre Agnese.

La casa del sarto fu espressamente citata da Alessandro Manzoni nella prima stesura del romanzo intitolato Fermo e Lucia: il piccolo isolato di Chiuso, descritto dallo scrittore, mantiene ancora le caratteristiche originali.
La casa è un esempio di architettura rurale del Seicento, oggi ristrutturata, con un portale in pietra. Attualmente, essendo un’abitazione privata, non è possibile visitarla internamente.

10. Lazzaretto di Milano

Il Lazzaretto di Milano attualmente non esiste più, ciò che conferma la sua esistenza è una piccola porzione in via San Gregoria, sede di una chiesa ortodossa russa.

 

 

Ci viene ben descritto da Alessandro Manzoni nel capitolo 28 dei Promessi Sposi. Esistono diverse mappe e foto che ci fanno capire com’ era quando era intero.

L’edificio quasi quadrato, iniziò ad essere costruito nel 1489 con lo scopo di ricoverare i malati di peste. Nel centro del quadrilatero una piccola chiesa ottangolare, al tempo con portico aperto, poi chiuso, attualmente esistente e conosciuto come la chiesa di San Carlo al Lazzaretto, quartiere di Porta Venezia.
Inizialmente costituito da 288 stanze, poi qualcuna meno con le aperture effettuate. Ogni cella possedeva un camino e una finestra.

 

11. Casa di Agnese

Agnese, madre di Lucia, all’interno dei Promessi Sposi, ci viene sempre presentata insieme alla figura della figlia e alla sua storia d’amore con Renzo.
La conosciamo fin da subito: dal secondo capitolo quando tiene le mani della figlia tra le sue, mentre si prepara al matrimonio con il suo amato; e la ritroviamo quando fugge lungo l’Adda con i due innamorati verso Monza, per trovare rifugio e protezione al convento della monaca di Monza.

Di Agnese sappiamo, attraverso il dialogo tra Renzo e Don Abbondio alla fine del romanzo, che è originaria della Valsassina. Come ben sappiamo dall’opera, in città si diffonde la peste che colpisce sempre più persone e, per cercare di mettersi in salvo, la donna si rifugia a Pasturo, nel suo paese d’origine, dove poi Renzo si reca per ritrovarla.

La dimora era un tipico edificio con una corte sul davanti e un porticato. La facciata lineare era alleggerita dalla presenza di archi.

Oggi, a causa di una recente ristrutturazione, purtroppo è andato perduto lo stile rurale, infatti gli spazi vuoti creati dagli archi e dal sottotetto, utili all’epoca per contenere la legna e simili, non ci sono più, sono stati chiusi da finestre e da una fascia in legno, tipico delle abitazioni di montagna.
L’edificio essendo residenziale, non è possibile visitarlo.

Si conclude così questo viaggio alla scoperta dei Promessi Sposi. Siamo diventati protagonisti di un romanzo senza tempo, conoscendo i rioni, le abitazioni e i luoghi vissuti dai personaggi descritti dal Manzoni. È stato bello poterlo fare insieme a voi.

Alla prossima avventura!