Cartoline da Tartavalle Terme
Scritto da Lecco Channel il 16 Giugno 2021
Per tutti quelli della mia generazione che ogni anno nel periodo delle vacanze si trovavano a passarne una parte in Valsassina presso la colonia estiva “La Roccolina” a Cortenova, le terme di Tartavalle, allora funzionanti, erano meta consueta di una delle gite che si organizzavano nei dintorni della colonia.
Mi ricordo di due visite effettuate presso l’allora stazione termale.
Una durante una gita della “Roccolina”, mentre in un’altra occasione io, mio padre e uno zio andammo a far visita ai calciatori dell’AC Lecco, che si trovavano in ritiro precampionato ospiti dell’albergo “Terme di Tartavalle”.
Il torrente Pioverna che corre lungo tutta la Valsassina, arrivato nei pressi di Taceno, forma una cascata per poi proseguire la sua corsa verso il Lario, terminando nel lago.
La cascata si trova vicino a una piccola centrale idroelettrica, il luogo è molto caratteristico e situato in una splendida cornice naturale.
Dalla cascata in poi il corso del torrente corre ripido tra rocce e strette gole e le sue acque formano a Bellano l’Orrido, una cascata che si getta in una gola antichissima e profonda.
La scoperta di una sorgente di acqua potabile nella località di Tartavalle è da attribuire ad Antonio Fondra, residente proprio a Taceno, che nel 1839 scoprì come questa fonte avesse effetti benefici su coloro che la bevevano. Ottavio Ferrario, un chimico dell’epoca, dopo avere analizzato l’acqua la qualificò come “Magnesiaca Ferruginosa”.
La fama di Tartavalle e della sua fonte crebbe così di anno in anno, a tal punto che nel 1907 si contarono fino a 1500 visitatori su scala annuale: questo rappresentò il culmine del periodo d’oro. Già nel 1905 era stata data vita alla nascita dello stabilimento balneare e all’albergo annesso. Il vero e proprio stabilimento termale sorse nel 1929 e fu poi ampliato nel 1966.
L’analisi completa delle acque che venne effettuata nel 1911 stabilì che quel di Tartavalle sono considerate le più alcaline d’Italia.
Ai giorni nostri la struttura dei bagni e l’albergo sono chiusi, ma, come spesso accade agli edifici in disuso o abbandonati, diventano ritrovo di curiosi o ragazzini in cerca di brividi. A questi motivi potrebbe essere ascrivibile il probabile incendio doloso dell’ottobre 2018, quando le fiamme cancellarono un pezzo di storia del turismo termale in Valsassina.
La stazione termale fu il primo vero richiamo turistico della Valsassina, a tal punto che alla stazione ferroviaria di Bellano venne aggiunta la scritta “Tartavalle Terme”. Nella seconda guerra mondiale, più precisamente tra il 1943 ed il 1945, l’albergo e la struttura termale vennero requisiti dai tedeschi, che vi collocarono il comando della milizia territoriale germanica per la Valsassina e la Valvarrone.
Negli Anni Sessanta si tentò un nuovo rilancio delle strutture turistico termali: il dr. Mantegazza, che con la sua famiglia aveva rilevato la proprietà del complesso “Tartavalle” dai Fondra, primi proprietari, lasciò la sua professione medica in quel di Milano per concentrarsi sul futuro dello stabilimento termale.
Furono anni di fermento per l’economia della valle. A Tartavalle vennero ospitati i ritiri precampionato dell’AC Lecco e, sempre in ambito sportivo, anche quello della Nazionale Azzurra di ciclismo; si tennero anche eventi mondani, serate di gala e sfilate di moda.
Tutto questo funse da motore promozionale per la Valsassina, che proprio in quel periodo nella vicina Pasturo diede alla luce alla “Sagra delle Sagre”, sopravvissuta fino ai nostri giorni. Prese vita, nel 1966, anche una gara ciclistica, il “Gran Premio Della Valsassina”.
Nel 1980 il sogno turistico imprenditoriale legato alle terme e alla ricezione alberghiera naufragò definitivamente. Alla morte del dr. Mantegazza gli eredi, per vicissitudini e orpelli burocratici di ogni genere, cessarono l’attività.
L’ennesimo tentativo di rilancio delle terme prese corpo nel 2007 con la costituzione della società “Terme di Tartavalle s.r.l”, costituita per favorire l’acquisto del vecchio complesso e per investire in un rilancio completo dell’area. Vennero presentati diversi progetti, che però non presero mai vita: l’ultimo, risalente al 2016, è concomitante alla sentenza pubblica del Tribunale di Lecco, che dichiarò il fallimento dell'”Antica Fonte di Tartavalle s.r.l”.
A oggi ha chiuso i battenti anche il birrificio di Tartavalle, che aveva sede in una struttura adiacente ai bagni termali e all’hotel. Sono, quindi, addirittura tre le strutture chiuse ed inutilizzate: due del tutto in abbandono e una chiusa ma vigilata.
Nessuno è in grado di sapere quale sarà il futuro di quest’area magnifica, ricca di storia, fascino e di qualità salubri.
Lascia basiti il fatto che in una provincia e in un capoluogo che vogliono sancire la propria vocazione turistica non si mettano in atto concreti processi di recupero di un patrimonio che non può essere considerato solamente privato, ma bensì pubblico e fruibile da tutti.
Linotype