DN Double Neck: intervista esclusiva a Giancarlo Gilardi

Scritto da il 29 Marzo 2023

Giancarlo Gilardi, componente dei Double Neck, si racconta attraverso il suo percorso artistico e la formazione dei DN

Giancarlo Gilardi si racconta attraverso il suo percorso artistico; dall’esperienza delle cover band sino alla formazione dei Double Neck con Marco Gnecchi. In seguito al loro nuovo pezzo “Red & Yellow” abbiamo avuto l’occasione di ripercorrere il suo percorso artistico attraverso un’intervista esclusiva con l’artista:

  • Come e quando è nata la volontà di intraprendere un percorso artistico e cosa vi ha spinto a intraprendere questa strada formando una band? 

“Faccio una piccola premessa: i Double Neck sono il progetto più recente di una carriera musicale lunga una cinquantina d’anni. Io e Marco Gnecchi abbiamo cominciato a suonare da ragazzini con strade prima molto lontane che poi, nel 2010, si sono unite. Nel mio percorso musicale ho suonato nella cover band di Marco i “Semposs Rock Band” e con lui ho avuto un percorso fino al 2020, cioè fino allo stop imposto dalla pandemia. In quel momento decisi di lasciare le band con cui suonavo tra cui i “Tizzard” con Lorenzo Tizzoni. Facendo il tecnico elaboro brani musicali con programmi digitali e con Marco Gnecchi iniziai a sviluppare diverse idee: lui mi mandava una traccia ed io la sviluppavo rivedendoci poi per gli ultimi aggiustamenti. Da qui la decisione di intraprendere la formazione di una band: i “Double Neck”, che nel gergo tecnico rimanda al doppio manico del mondo chitarristico. Da qui inizia la nostra strada che si è via via aperta a varie collaborazioni musicali con artisti del territorio tra cui Lorenzo Tizzoni, componente dei Tizzard, Ranieri “Ragno” Fumagalli, con il quale ci siamo cimentati in vari pezzi folk e la musicologa Linda Spandri con la quale abbiamo collaborato su alcuni pezzi”.

  • Quali sono state le tappe più importanti del suo percorso musicale?

“A livello personale una delle tappe più importanti del mio percorso artistico è sicuramente l’aver avuto una cover band dei Deep Purple, ora “chiusa in un cassetto” in quanto oggigiorno non ci sono più sbocchi in questo genere musicale poiché proporre al pubblico odierno una cover band sembra essere quasi impossibile in quanto il pubblico d’oggi è di gran lunga diverso rispetto a quello che negli anni ‘70 “impazziva” per le cover band, poiché alle generazioni odierne sembra interessare scelte artistiche ben lontane da quelle di allora, oggi appunto, quasi improponibili al pubblico odierno se non in occasioni molto “contestualizzate”.

  • In virtù di quanto finora emerso, come vede la scena musicale odierna?

“Prima di tutto distinguerei se ciò che ci troviamo di fronte è musica. Metterei quindi un bivio tra ciò che è musica e ciò che forse è puro intrattenimento. So che molti ora si chiederanno se ciò non è altro che una visione “generazionale”, ovvero: “la musica di oggi è questa come quella che tu cinquant’anni fa trovavi degna di nota”. In questo ci vedo però una grande differenza, ossia l’assenza di rispetto nei confronti di determinati argomenti come la visione della donna, dell’alcool e del sesso alla quale Woodstock aveva dato piena libertà nel mondo musicale. Non è però la stessa cosa nei testi odierni che pur trattando argomenti simili si ritrovano a fare di quella “libertà” una mera mancanza di rispetto essendo privi di valori e forse anche di contenuto.

Nonostante ciò ci sono ancora artisti, seppur pochi, in cui credo e che però sembrano cercare un percorso artistico nella scena internazionale e non più italiana. Tra questi: i Negramaro che potevano essere un ottimo “proseguo” artistico nella scena del pop rock italiano, i Tiromancino ai loro esordi, i Verdena, artisti bergamaschi che a parer mio avrebbero potuto portare avanti un discorso rock italiano. Mentre sul panorama internazionale credo nelle scelte artistiche de “I Greta Van Fleet”, gli esordi dei Nickelback, anche se a parer mio molto “radiofonici”, una sorta di band rockFM”.

  • Quindi possiamo dire che questa visione forse “un po’ grigia” sul futuro musicale italiano nasce dalla mancanza di valori e di contenuto di cui gli artisti emergenti si macchiano?

“Sicuramente. E questo non solo per l’assenza di valori e contenuto propria degli artisti odierni ma anche per quanto riguarda la scena del rock nazionale, in quanto l’Italia non risulta essere il posto giusto per avere un proseguo in questo genere, e forse non lo è mai stata. Nonostante ciò ci sono artisti odierni che provano a “tirare il carretto” del rock italiano; tra questi sicuramenti i Maneskin, ma che reputo “un discorso già visto” in termini sia di presenza scenica che artistica portando avanti dei riff che sono facilmente riconducibili ad artisti, appunto, già visti”.

  • Alla luce di quanto emerso in merito alla mancanza di valori tipica degli artisti odierni sorge spontanea una domanda: c’è invece nei Double Neck un messaggio preciso che la vostra band vuole portare all’attenzione di chi vi ascolta?

“Premetto che la band nasce come puro momento di divertimento e passione, condividendo e facendo emergere l’un l’altro le proprie sensibilità artistiche, proponendoci così al pubblico come “musica d’ascolto”. Nonostante ciò il messaggio prefissato è ben preciso: essere noi stessi condividendo su nastro le nostre idee ed i nostri progetti”.

  • Ci sono degli artisti a cui si ispira per la vostra musica?

“A livello personale sicuramente i Deep Purple, mio punto di riferimento da quando ho avuto l’onore di incontrarli negli anni ‘70. Avendo fatto anche un percorso radiofonico, dapprima come tecnico e poi con disc jockey a Radio SuperLecco, la mia tendenza artistica spazia moltissimo. Per me dunque non c’è un genere preciso a cui faccio riferimento nonostante abbia come punto di riferimento i Deep Purple i quali mi hanno ispirato nell’intraprendere questo percorso artistico. Il nostro è dunque un genere a 360°, dalla musica elettronica passando per il rock ed il folk”.

  • Di recente è uscito il vostro nuovo singolo “Red & Yellow”. Come è nato e come intende porsi sulla scena musicale?

“Red & Yellow è un pezzo di Marco Gnecchi dove vi è l’utilizzo della dodici corde che Marco sta recentemente “scoprendo”. Uno dei tanti pezzi dei Double Neck di facile ascolto che si pone sulla scena musicale con “leggerezza”, come del resto la nostra musica in generale, poiché da parte nostra non vi è la volontà di porsi sulla scena musicale con “arroganza” cercando così un qualcosa di “diverso”. Red & Yellow rispecchia dunque il nostro animo e la nostra scelta artistica: leggera ma allo stesso tempo mai banale”.

  • Quali sono i progetti futuri dei Double Neck?

“Nei nostri progetti c’è sicuramente la volontà di “rispolverare” dei nostri vecchi pezzi che si ritrovano ora “parcheggiati” nel nostro repertorio e che ora si sono visti “superare” da altri pezzi realizzati più recentemente. L’appello che faccio per il futuro dei Double Neck è un invito agli artisti ad affacciarsi alla nostra band attraverso le nostre collaborazioni”.

Il nuovo singolo “Red & Yellow”

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