Smart-working negato, va al lavoro a cavallo a Cesena
Scritto da Valentina Codurelli il 24 Aprile 2023
Le negano lo smart-working e così decide di presentarsi al lavoro a cavallo. È l’azione dimostrativa intrapresa da Tabita Gurioli, giovane impiegata che lavora al servizio clienti telefonico di Crédit Agricole, a Cesena.
A causa del guasto della sua auto, un’impiegata aveva chiesto la possibilità di lavorare da casa in remoto. Di fronte al rifiuto dell’azienda, ha deciso di optare per una soluzione che non è passata inosservata.
Una dipendente di Crédit Agricole, Tabita Gurioli, impiegata al servizio clienti telefonico presso la sede di Cesena, si è recata al lavoro in sella al suo cavallo in seguito alla reazione dell’azienda poco flessibile che le aveva negato lo smart working anche di fronte a un impedimento momentaneo. Infatti da qualche giorno era rimasta senza auto a causa di un guasto, imprevisto che le rendeva impossibile raggiungere il luogo di lavoro. Essendo proprietaria di una scuderia, la donna, dipendente del gruppo francese da circa 15 anni, ha sellato il suo cavallo ed è partita dal suo paese, Mensa Matellica, nel Ravennate, e dopo due ore in cui ha costeggiato il fiume Savio, ha raggiunto il capoluogo romagnolo, fermandosi puntuale di fronte al suo ufficio, proprio a ridosso del corso d’acqua.
La donna, la cui residenza è a Forlì, negli ultimi giorni ha dovuto modificare i suoi piani per far fronte alle conseguenze di un incidente in auto che ha reso necessario un passaggio in carrozzeria della sua vettura: “Non ho avuto la possibilità di usufruire di un mezzo sostitutivo – racconta – e così mi sono riorganizzata, trasferendomi negli alloggi della scuderia che gestisco nella campagna di Mensa Matellica, nel ravennate. Lo ho fatto perché altrimenti non sarei riuscita a prendermi cura dei cavalli e allo stesso tempo ho chiesto in un ufficio se avessi potuto lavorare per lo stretto necessario in smart working, per ridurre i temporanei disagi legati allo spiacevole imprevisto”.
La risposta di chi supervisiona i turni di lavoro è stata negativa e così Tabita Gurioli ha deciso di compiere un gesto simbolico e appariscente, quello appunto di recarsi al lavoro a cavallo.
“La scuderia si trova in un posto isolato, utilizzare i mezzi pubblici sarebbe stato complicatissimo, mentre proprio a due passi ecco il percorso che fiancheggia su strada sterrata il fiume Savio e che conduce proprio di fronte agli uffici cesenati di Crédit Agricole, la banca presso la quale lavoro”.
Non si tratta di una rivendicazione con la banca, Gurioli si affretta a chiarirlo, ricordando di lavorare in quella realtà da 15 anni, dai tempi della Cassa di Risparmio di Rimini, sempre con piena soddisfazione, anche in relazione alla sua attuale mansione di addetta al servizio clienti telefonico.
“Nessun problema per l’animale – chiarisce Gurioli – perché non lo ho certo lasciato legato intorno a un albero ad aspettarmi per tutta la durata del turno di lavoro. No, si trattava soltanto di un gesto dimostrativo, che volevo rendere appariscente, ma che era fine a se stesso. Ad aspettarmi davanti al posto di lavoro in effetti c’era un gruppo di amici che hanno preso in custodia l’animale, riaccompagnandolo su un mezzo appositamente dedicato al trasporto di questi animali fino alla scuderia di Mensa Matellica. E sempre loro si sono occupati anche di venirmi a prendere alla fine della giornata lavorativa, offrendomi un passaggio in auto. Faranno lo stesso anche nei prossimi giorni, in attesa della riconsegna della mia auto”.
“Avevo fatto un sopralluogo per verificare la fattibilità dell’idea, dopo di che mi sono messa in moto di buon mattino per essere certa di arrivare puntuale in ufficio. Un cavallo al passo si muove percorrendo circa 5 chilometri all’ora e non volevo affaticarlo. L’intento era rendere l’idea del fatto che in questi giorni per me recarmi al lavoro è decisamente più complesso del solito e per riuscirci ho – letteralmente – cavalcato la mia passione per i cavalli. Quelli dei quali mi prendo cura ogni giorno in scuderia”.
Un’azione di chiara protesta che rivolge la critica verso la scarsa flessibilità dimostrata nell’organizzazione dei turni di lavoro di fronte ad un imprevisto.