La Psichedelia degli anni ‘60
Scritto da Valentina Codurelli il 26 Giugno 2023
Psichedelia: la musica che negli anni Sessanta esigeva di indagare l’ignoto
La musica psichedelica copre un vasto insieme di generi musicali influenzati dalla cultura psichedelica, il cui scopo è simulare o intensificare le esperienze psichedeliche dovute all’assunzione di specifiche sostanze allucinogene quali l’LSD e l’LSA, o triptammine come la DMT e la psilocibina.
Lo sviluppo della Psichedelia corrispondeva alla crescente popolarità della sottocultura psichedelica, dove musicisti folk e jazz iniziarono a sperimentare con la droga. Allo scopo di invocare un’esperienza psichedelica, tale genere ha sperimentato pesantemente strumenti e suoni di studio e ha fatto uso di strumenti orientali come il Sitar indiano, dando origine a alcuni dei gruppi e artisti più acclamati al mondo nella storia e ha anche ispirato gruppi affermati a creare dischi iconici.
La psichedelia, negli anni Sessanta, non si accontentava più del vigore del rock, ma esigeva di penetrare nell’anima, di indagare l’inconscio. E quando cominciarono a essere messi in vendita i primi sintetizzatori elettronici, i distorsori, parecchi effetti per chitarra, il movimento psichedelico trovò nella musica, una musica nuova, il suo terreno fertile.
San Francisco dal 1965 divenne la capitale incontrastata della psichedelia, dove nacquero rock band psichedeliche come Jefferson Airplane e Grateful Dead, mentre a Los Angeles nacquero The Doors e The Mothers of Invention. Altre famose band hanno contribuito alla psichedelia come Pink Floyd, The Beatles, The Rolling Stones e The Jimi Hendrix Experience. Da qui in poi sono nati moltissimi sottogeneri e generi musicali caratterizzati dall’acid music tra cui l’acid rock, e, con l’avvento della musica elettronica, l’acid jazz.
Prima in California, poi in tutti gli Stati Uniti, inclusa New York, con i suoi Velvet Underground. La febbre lisergica dilagò in Inghilterra, dove entrò in contatto con il blues, vedasi i Cream o i Traffic. E non si esaurì. Negli anni infatti, nuove ondate psichedeliche contagiarono nuove generazioni e artisti, dagli Spacemen 3 ai canadesi Black Mountain.
Dopo il botto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, la psichedelia attecchisce anche in Italia.
All’interno del calderone psichedelico italiano trovano posto band che pur avendo vita breve sono in grado di lasciare un segno importante e altre più blasonate che abbracceranno le successive evoluzioni del genere. In generale si può dire che i gruppi e musicisti esplosi nel marasma BEAT dal 1964 in avanti,hanno tutti avuto il loro periodo psichedelico.
La psichedelia italiana ha lasciato spesso 45 giri, con band come gli Innominati, oppure i Jaguars, i Funamboli, i Bit-Nik, Le Bisce, i Mr. Anima, i torinesi Fantom’s, Le Orme o i Gems.
Dal 1968 in poi la tendenza esce molto più allo scoperto e si fa maggiormente “sociale”: i nuovi suoni non sono più un semplice svago giovanile, ma un fenomeno di massa vero e proprio, spesso molto politicizzato. Da qui nascquero le formazioni che poi sfoceranno nel Pop progressivo dei primi anni’70.