Addio a Sinéad O’Connor: la voce angosciata e fuori dal coro dell’Irlanda
Scritto da Valentina Codurelli il 28 Luglio 2023
È morta la cantante Sinead O’Connor, l’Irlanda in lutto
La cantante irlandese Sinead O’Connor è morta all’età di 56 anni, ad un anno di distanza dal suicidio del 17enne Shane, uno dei suoi quattro figli. A riportare la notizia è il quotidiano Irish Times. Le cause del suo decesso non sono ancora state rese note.
La considerazione più triste che si possa fare sulla morte di Sinead O’Connor, che si è spenta lo scorso 26 luglio a 56 anni, è che la sua vita è stata un vero e proprio calvario.
Da tempo, la cantautrice soffriva di depressione e le era stato diagnosticato un disturbo bipolare oltre a un disturbo da stress post-traumatico complesso e un disturbo borderline di personalità.
Nella musica, la cantante aveva trovato uno sfogo e una via di fuga dalla realtà. La cantante irlandese lascia tre figli. Il 7 gennaio 2022 suo figlio Shane, 17 anni, nato dalla relazione con il cantante folk Donal Lunny, viene ritrovato senza vita. Il ragazzo era scomparso da un paio di giorni, dopo essere scappato da un centro psichiatrico dove era ricoverato per aver manifestato tendenze suicide.
Nella disperazione di quel momento annunciò in un tweet l’intenzione di “seguire mio figlio”. Poi si scusò, dichiarando che si sarebbe curata. Una deriva tristissima che affondava le radici nei traumi dell’infanzia e che ha finito per trasformarla da artista dotata di un talento che le avrebbe permesso di arrivare a qualsiasi traguardo, in un caso di cronaca.
Acclamata interprete originaria di Dublino, l’artista ha lasciato un segno indelebile nell’industria musicale con la pubblicazione di 10 album in studio durante la sua carriera. La sua celebre canzone “Nothing Compares 2 U”, cover di Prince, è stata riconosciuta come il singolo numero uno al mondo nel 1990 dai Billboard Music Awards, sancendo il suo talento e la sua influenza globale.
Nel 2023 riceve il premio per il Classic Irish Album. Quest’anno, Sinéad O’Connor era stata onorata con il premio inaugurale per il Classic Irish Album agli RTÉ Choice Music Awards. Durante la cerimonia, la cantante aveva ricevuto una standing ovation quando ha dedicato il premio per l’album “I Do Not Want What I Haven’t Got” a “ogni singolo membro della comunità di rifugiati irlandesi”. La sua voce potente e il suo impegno sociale hanno toccato il cuore di molti, lasciando un’eredità indelebile nell’arte e nella cultura.
Nata a Dublino l’8 dicembre 1969, Sinéad Marie Bernadette O’Connor debutta nel mondo della musica nel 1985, anche se il suo primo album, The Lion and The Cobra, verrà pubblicato soltanto nel 1987.
La sua carriera musicale è cominciata negli anni ’80 con l’album “The Lion and the Cobra” a soli 19 anni. Questo disco univa in modo potente e originale il rock con l’elettronica, caratterizzato da una combinazione di malinconia e furore. La sua voce unica, con echi di canti tradizionali e l’atteggiamento rock, la rese una figura subito riconoscibile sulla scena musicale.
Negli anni ’90, Sinéad O’Connor divenne un’icona, rappresentando un nuovo modo di essere artista donna, completamente diverso dal divismo pop alla Madonna. Era piuttosto l’erede delle prime eroine del Punk e della New Wave, un personaggio fuori dagli schemi, che non aveva mai avuto paura di essere controversa e disturbante. Questa autenticità e determinazione la portarono a essere scelta da Roger Waters nel 1990 per esibirsi nel mega concerto All Star di The Wall a Berlino in Postdamer Platz, che celebrava la caduta del Muro. In quell’occasione, cantò “Mother” insieme a The Band. Ma già due anni dopo la serenità della sua carriera ha cominciato a incresparsi: prima l’annuncio che si sarebbe rifiutata di suonare nel New Jersey se fosse stato suonato l’inno americano poi uno degli episodi più controversi della sua tormentata esistenza: ospite del Saturday Night Live, cambiò i versi di War, una canzone di Bob Marley, trasformandola in un attacco contro la Chiesa Cattolica, accusata di insabbiare i reati di pedofilia. Al termine dell’esibizione stracciò una foto di Papa Wojtyla, dichiarando “combatti il vero nemico”.
Quel gesto, che è stato il primo sintomo di un rapporto sempre più sofferto con la religione, le è rimasto addosso come una lettera scarlatta, compromettendo il rapporto con il pubblico e l’industria mentre il suo talento cominciava a declinare e la sua stabilità a traballare: impegni annullati, sparizioni dalla vita pubblica, annunci di ritiro dalle scene, ritorni, un paio di buoni album, la pubblica ammissione di soffrire di disturbo bipolare. Sulle sue vicende aleggiava un senso di insopprimibile malessere, insieme alla paura, per chi riusciva a starle vicino, di un gesto definitivo.
I suoi messaggi lanciati attraverso i social qualche anno fa mettono i brividi, sono lampi carichi di angoscia, solitudine e di quella disperazione che può provare solo chi è prigioniero della malattia mentale. Nel 2017, ha confessato di aver tentato per ben otto volte il suicidio, l’ultima volta dopo la perdita del figlio, e di essere stata torturata dalla madre. “Sono da sola, tutti mi trattano male e sono malata – sono le parole in un video pubblicato l’8 agosto 2017 sulla sua pagina Facebook -. Le malattie mentali sono come le droghe. Vivo in un motel Travelodge in New Jersey e sono da sola. E non c’è niente nella mia vita eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa, e perché faccio questo video. Le malattie mentali sono come le droghe, sono uno stigma. All’improvviso, tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te ti trattano male”.
Con una frase fatta si può dire che purtroppo ora le sue pene sono finite: il miglior modo di ricordarla è ascoltare a tutto volume le canzoni dei suoi giorni felici.