The Cure: dal dark al pop, hanno raggiunto il top

Scritto da il 3 Agosto 2023

Band britannica della new wave, i “The Cure” hanno riscosso un successo enorme e hanno raggiunto l’Olimpo del rock

Credito fotografico Virgin Radio

Nel 1976, nei dintorni di Crawley, una piccola cittadina del Sussex, Robert Smith,  Michael Dempsey, Laurence Tolhurst, compagno di classe e amico d’infanzia di Smith, e Porl Thompson cominciano a suonare nella band “Easy Cure”. Nel 1977 però Thompson lascia il gruppo, che  decide di cambiare il suo nome in “The Cure”, perchè, come dice lo stesso Smith in un’intervista, il nome “Easy Cure” sembrava “un po’ hippy, troppo statunitense, troppo West Coast”: insomma non adatto ad una delle più famose band di alternative rock. 

E dopo aver cambiato diverse case discografiche, nel 1978 pubblicano il singolo “Killing an Arab”, canzone che ha scatenato diverse polemiche per il suo titolo, e che è stata bandita da diverse radio internazionali. L’anno seguente i “The Cure” esordiscono con l’album “Three Imaginary Boys”,  tra cui spicca il brano “So What?”.

Lo stesso anno esce “Boys Don’t Cry” , una delle canzoni più famose in assoluto del gruppo. Robert Smith però decide di produrre un disco del gruppo “Obtainers”, prendendo così una pausa dal suo gruppo, e  incontra poi la band “Siouxsie and the Banshees”, con la quale i “The Cure” creano un profondo rapporto di amicizia e nasce una collaborazione molto creativa: Smith infatti ha iniziato un tour, nel quale “The Cure” suonano come band di supporto per la formazione dei Siouxsie. Dopo la pubblicazione “Jumping Someone Else’s Train”, Dempsey viene sostituito da Simon Gallup ed entra nel gruppo il tastierista Matthieu Hartley, con i quali “The Cure” scrivono il melanconico “Seventeen Seconds” del 1980: l’album entra in classifica e rivela il nuovo stile della band; i toni infatti si incupiscono, e nelle canzoni emergono i veri sentimenti ed emozioni di Smith, come l’infelicità, paura e rabbia. 

Inizia così una trilogia Dark, che continua con l’album “Faith” e con “Pornography“.  Dopo l’uscita del brano pop “Let’s Go to Bed” del 1982, i litigi tra Robert Smith e Simon Gallup diventano più frequenti e spingono Robert a lavorare con i “Siouxsie and the Banshees”, che lascia nel 1983  per la promozione di “The Walk” , che entra nella Top 20 britannica.

Il gruppo, con Andy Anderson alla batteria e Phil Thornalley al basso, torna in studio, in Francia, per registrare “The Lovecats”. Nel 1984 I “The Cure” pubblicano “The Top”, il lavoro più eclettico e vario del gruppo secondo molti, che vede anche il ritorno di Porl Thompson.

The Top

The Head on the Door” del 1985 è il primo grande successo commerciale della band, con le famosissime “Let’s go to bed”, “The Walk”, “The Lovecats”, “In Between Days” e “Close to Me”, canzoni diverse, meno pesanti, che li portano ad essere una delle band migliori negli U.S.A. .

Dopo la pubblicazione di “Standing on a Beach – The Singles 1978-1985” del 1986, nel 1987 esce “Kiss Me Kiss Me Kiss Me”, di cui fanno parte i celebri “How Beautiful You Are” e “Just Like Heaven”, “If Only Tonight we Could Sleep”, “All I Want”.
1989 è l’anno di “Disintegration”, che segna un ritorno allo stile dark, un album di grande successo grazie a “Lullaby”, che arriva quinto in Gran Bretagna e a “Lovesong“, che arriva secondo nella classifica statunitense. I “The Cure” iniziano così a suonare negli stadi della Gran Bretagna e degli U.S.A., con un interminabile tour di quasi un anno.

Nel 1992 esce “Wish”,  grande successo, nominato anche ai Grammy Award nella categoria “Best Alternative Music Performance”. Questo album raccoglie diversi stili, con qualche canzone pop, alcune un po’ esotiche e altre del vecchio stile del gruppo: un po’ malinconico: “Doing the Unstuck High” e “Friday I’m in Love”,  insieme a “Trust”, che rappresenta il clima più malinconico di Smith, “Friday I’m in Love”, il brano più allegro dei Cure, testimoniano questa caratteristica dell’album.

Dopo l’uscita di “Wild Mood Swings” e “Galore” della fine degli anni 90’, album non di grande successo, il gruppo pubblica “Bloodflowers”, album da una svolta soft-acustica, che esce nell’anno 2000. L’anno seguente esce “Greatest Hits”, che segna l’addio all’ la Fiction Records,etichetta storica della band. “The Cure” viene pubblicato nel 2004, con un sound pop, ma con pezzi più hard, come “Lost” e “The Promise”, e con“The End of the World”, brano di discreto successo, seguito da “Taking Off”, meno famoso, ma contenente l’inedito “Why Can’t I Be Me?”

Nel maggio 2005, Roger O’ Donnell e Perry Bamonte lasciano la band e Robert Smith, Simon Gallup e Jason Cooper si esibiscono per un po’ in trio fino a quando Porl Thompson ritorna per gli show estivi. Il gruppo poi band una cover di John Lennon intitolata “Love”, per l’album di Amnesty International “Make some noise”

Prima dell’uscita dell’album “4:13 Dream”, escono i brani “The Only One”, “Freakshow”, “Sleep When I’m Dead” e “The Perfect Boy”., che hanno avuto un grande successo specialmente in Spagna (dove sono entrati tutti e quattro nella “Top 5” e Stati Uniti.

I “The Cure”, nonostante i diversi cambiamenti nella formazione della band e nonostante alti e bassi, hanno ottenuto numerosi riconoscimenti e successi che li hanno resi uno dei gruppi musicali più famosi, non sono nella loro età d’oro (anni 80’), ma anche oggi.

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