Questo si chiama ska!
Scritto da Valentina Codurelli il 11 Agosto 2023
La storia dello ska, dalla Giamaica degli anni Cinquanta passando per l’Inghilterra degli anni Sessanta fino all’Italia degli anni ‘90
La musica ska nacque in Giamaica negli anni Cinquanta e raggiunse il massimo della popolarità agli inizi del decennio successivo non solo nella sua terra d’origine, ma anche nel Regno Unito. Tra i suoi sottogeneri sono da annoverare il bluebeat, il 2 tone ska, il third wave ska e lo ska punk.
Dallo ska derivano poi altri generi, in primis il rocksteady, il reggae e il dub. Chiare sono le influenze di rhythm and blues, blues, soul, jazz e calypso. Il termine “ska”, nello slang giamaicano degli anni Cinquanta, significava “bello”, “figo”, ed è un po’ l’equivalente del più odierno “cool”.
Per comprendere appieno le origini dello ska, è necessario che si faccia un salto temporale nella storia giamaicana. Durante il periodo della schiavitù, i neri africani provarono a mantener viva la propria cultura, le proprie usanze ed i propri valori nelle loro comunità.
Il burru, come altre forme di musica africana, vennero tollerate dai padroni bianchi, che speravano in tal modo che gli schiavi fossero più produttivi, incentivati dunque a lavorare meglio e più velocemente. I musician slaves erano poi invitati con una certa frequenza alle feste dei loro padroni bianchi allo scopo di intrattenere questi ultimi. Si trattava di feste in stile carnevalesco, durante le quali i “musicisti schiavi” potevano mascherarsi, travestirsi e comportarsi come se fossero principi, re o altre figure nobiliari ( negli anni Sessanta questa tradizione è stata, in un certo senso, portata avanti dai pionieri della musica ska che adottarono i titoli nobiliari per i loro nomi d’arte: basti pensare, per esempio, a “Duke” Reid o a “Prince” Buster).
Quando venne abolita la schiavitù, nel 1834, due sette religiose ebbero grande influenza nella nascita della musica ska. La prima setta, la c.d. Pukkumina, mantenne intatti gli elementi rituali africani ed usava i suoni del corpo (come l’applauso) per il supporto ritmico. L’altra setta religiosa che ebbe influenza sullo ska fu la Zion Revival, prevalentemente diffusa nelle regioni della Giamaica con più alta concentrazione di Europei. La musica di quel periodo è infatti caratterizzata da armonie vocali improvvisate e da caratteristiche mutazioni del ritmo, dall’applauso e dal rullo del tamburo.
Molti musicisti giamaicani cominciarono ad usare le progressioni di accordi blues e le linee di basso del boogie: ecco dunque come nacque la musica ska, l’intervallo delle battute divenne più corto e più staccato, queste linee ritmiche sincopate vennero suonate da chitarra e piano. Tra i primi a creare il ritmo ska ci fu Ernest Ranglin, che all’epoca suonava con Cluet Johnson (Clue J.) ed i Blues Busters. Quindi lo ska non è altro che il risultato di un miscuglio di generi e stili, derivando il suo ritmo dai beat del boogie e dello shuffle, uniti con gli stili locali come il mento e il burron.
In breve tempo, la musica ska divenne la prima musica popolare della Giamaica, anzi, ne divenne musica nazionale, il cui successo coincise con l’indipendenza della Giamaica del 1962.
I testi socialmente e politicamente impegnati delle canzoni ska riflettevano le preoccupazioni dei giovani ribelli giamaicani, i rude boys, che emulavano i gangster di Hollywood indossando vestiti neri e cappelli pork-pie. I rude boys, detti anche scofflaws (“fuorilegge”), erano dunque quelli che ascoltavano e ballavano la musica ska.
Negli anni Sessanta, in Giamaica, i rude boys facevano da servizio di sicurezza a vari sound system, che erano delle vere e proprie discoteche itineranti: si vennero a creare dei gruppi di tifoseria (i c.d. Jamaican Hooligans), tra i quali spesso scattavano risse.
Verso il 1962, in concomitanza con l’indipendenza della Giamaica, lo ska, assieme alla cultura dei rude boys, sbarcarono in Inghilterra nei quartieri operai e nelle periferie, incontrando la sottocultura dei mods. Le due sottoculture dei rude boys e dei mods, dunque, cominciarono a mescolarsi, dando origine all’hard mod.
La prima hit internazionale ska fu My Boy Lollipop di Millie Small, registrata in Inghilterra nel 1964 per la Island Records, e vedeva all’armonica un giovane mod: Rod Stewart.
Nel 1979, lo ska torna in auge e gode di una nuova ondata di popolarità: il wave ska fu un fenomeno non solo inglese, interessando il resto del mondo. Tra le band più importanti di questa seconda ondata vi sono gli Specials, i Madness e i Selecter.
La Two Tone, chiamata così per via dei colori bianco e nero dei vestiti portati dalle prime ska stars degli anni Sessanta, colse appieno le attitudini e la filosofia della prima ondata della musica ska.
Il logo, rappresentante un rude boy, era basato sul “negativo” di una vecchia foto di Peter Tosh comparsa su uno dei primi album dei Wailers. Questo rude boy è affettuosamente conosciuto col nome di Walt Jabsco. Il suono dell’era Two Tone era fresco e nuovo, e ben presto venne influenzato dall’energia del punk. Le registrazioni Two Tone sono caratterizzate, infatti, da tempi più veloci e da un impatto più duro rispetto allo ska delle origini.
Recentemente lo ska ha goduto di un’altra ondata di popolarità, ma questa volta negli USA. Grazie a questa ondata, si è assistito ad una sorta di rinascita dello ska in generale. Molti gruppi hanno cominciato anche a ristampare i vecchi album originali in vinile su CD.
Lo ska in Italia
Alla fine degli anni ottanta, inizio anni novanta, emergono gli Statuto, che sin dal loro primo album Vacanze rilanciano lo ska in canzoni come Ghetto, Ragazzo ultrà, “Rabbia Mod” e nella title track.
Tra gli altri gruppi italiani che negli dagli anni novanta in poi, hanno inciso canzoni ska si possono ricordare i Casino Royale, Arpioni, Giuliano Palma & the Bluebeaters, Meganoidi, Matrioska, i Fratelli di Soledad, Persiana Jones & le Tapparelle Maledette, Vallanzaska, Rimozionekoatta e I Quattrocento colpi.
Nell’ultimo decennio si abbandonano le ritmiche dello ska italiano che era prevalentemente 2 tone ska, con le sue derive dello ska-core e ska-punk, e si ritorna alle origini dello ska tradizionale giamaicano con l’aggiunta di influenze jazz. Questa terza onda dello ska in Italia viene chiamata ska-jazz o jazz-jamaica. I gruppi più importanti in Italia sono i gruppi veneziani Ska-J, i friulani FUMetti skazzATI, i bergamaschi The Orobians e i reggiani Empatee du Weiss. Rimangono ancora diverse piccole realtà soprattutto nell’area Brianzola dei generi ska-punk-rocksteady.