I Camperos: gli stivali che dal Far West invasero le pellicole hollywoodiane
Scritto da Valentina Codurelli il 1 Settembre 2023
Storia dei Camperos, icone della moda dal sapore Country
I texani hanno una storia secolare, che affonda le proprie radici negli anni che precedono la corsa all’oro. Dal fronte inglese, il texano nasce come un’evoluzione dello “stivale Wellington”, dall’idea del duca per l’appunto di Wellington, che una volta sbarcato in America, decise di rendere più moderno quello era lo stivale tipico dell’epoca: l’ “Hessian”. Dall’altro invece, gli spagnoli migrarono in Messico e di seguito in Texas, per allevare bestiame portando con sé molte delle loro tradizioni, tra cui i“vaqueros”, calzature molto simili ai texani. Ecco dunque che in seguito alla fusione di queste due influenze, ci ritroviamo nell’America del West del 1800, dove lo stivale texano divenne, per necessità, simbolo della divisa da cowboy.
Siamo tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, ed il classico modello di stivali utilizzati per montare a cavallo dagli Europei non è adatto alle praterie del Far West, caratterizzate da una natura selvaggia ed impervia alla quale il Vecchio Continente non è certo familiare.
Tutto nacque dunque perché dalla fine del Settecento i militari europei, inglesi e spagnoli, avevano bisogno di una versione migliorata del classico modello assiano per andare a cavallo nei canyon e nelle sconfinate praterie che portavano al Far West. La natura selvaggia, infatti, non faceva sconti ai costumi un po’ troppo delicati della bella fanteria del vecchio continente e così, insieme all’abbigliamento che si fa più ruvido nei tessuti e nei tagli, anche le calzature diventano più resistenti: i camperos sono rigidi, la loro pelle dura deve contrastare i possibili morsi dei serpenti, la suola termina con la punta all’insù, per agevolare la salita a cavallo e permettere al piede di entrare più velocemente nelle staffe. E così rimane fino alla metà del Novecento.
Mentre gli stivali da cowboy continuavano a essere indossati dai lavoratori, nell’arco del tempo, la loro popolarità cominciò a crescere anche al di fuori dello stile di vita del ranch, tanto che la tendenza si diffuse anche a pistoleri, giocatori d’azzardo, cacciatori di taglie e chiunque potesse permetterseli.
Da qui nascono anche le varie personalizzazioni soprattutto a partire dal 1900, quando iniziano a comparire le prime cuciture decorative in aggiunta alla grinza, così come le varie stelle in metallo o gli svariati disegni che poi ancora oggi fanno parte dello stile e del carattere dei texani.
Negli anni ’20 e ’30 gli stivali da cowboy sono diventati oggetto di moda grazie ai film e alle trasmissioni radiofoniche sul selvaggio West. Ma è negli anni ’50, quando i rodei divennero una forma popolare di intrattenimento e la musica country iniziò ad essere ascoltata da tutti, che la popolarità degli stivali texani salì talmente alle stelle, che si dice che milioni di paia fossero realizzati in tutte le forme, colori e stili.
L’Italia dei Camperos
I Camperos erano degli stivali prodotti dal marchio italiano El Campero ed erano un must have degli anni ‘80 fra i paninari della Milano bene (leggi anche “Paninari anni ‘80, lo stile intramontabile della Milano bene”).
L’azienda, originaria di Siena, era specializzata in elaborate cinture e in originali accessori di pelletteria: ha rieditato il classico stivale dal tacco basso e dalla punta rotonda, legato originariamente alla divisa da lavoro dei campesinos e dei mandriani argentini del XVIII secolo e rivissuto successivamente dal brand toscano in una chiave urbana e country-chic.
Uno stivale di qualità: dal monogramma stilizzato del brand, impresso a fuoco sul collo dello stivale, passando per l’etichetta cucita all’interno di ogni singolo modello quasi fosse una morbida camicia, la borchia a stella con otto punte visibile all’interno del tacco sinistro, fino alle suole incise a ferro rovente, ricavate dal cuoio più pregiato.
Una storia al femminile
Chiamati anche “camperos”, “rodeo” e “vacheros”, questi stivali, che conquistarono la moda negli anni ‘70-’80, divennero per la prima volta adatte alle donne proprio con le texane che, nel lontano 1923, le indossarono durante la celebrazione del settantacinquesimo anno dalla fondazione della città di Fort Worth.
Questi modelli ci misero un po’ per uscire dai confini e cominciare a conquistare il mondo. Infatti, la storia degli stivali texani inizia la sua vera e propria evoluzione nel 1954, quando Dale Evans – un’attrice americana – cominciò ad indossarle sul set e poi nel tempo libero.
I Camperos e le icone cinematografiche
Da Sir Arthur Wellesley, primo duca di Wellington, a Nancy Sinatra, Dolly Parton, Cher e Miley Cyrus, quella dei texani è una tendenza in continuo aggiornamento da quasi tre secoli.
Parte di questa ascesa fu anche grazie al loro uso nelle varie pellicole hollywoodiane. Dopo Dale Evans, tantissime attrici iniziarono ad amare queste calzature. Marilyn Monroe nel 1961, seguita da Raquel Welch. Negli anni successivi, la storia degli stivali texani incontrò persino John Travolta, che indossò queste scarpe nel 1980 per il film Urban Cowboy.
Complici il rock’n’roll e i look di Elvis Presley, James Dean e Marlon Brando, inizia un processo di trasformazione e radicalizzazione che porta all’accettazione del “dressing down” da parte dell’aristocrazia e della borghesia.
Le passerelle di Parigi hanno dato alcune delle sue più riuscite interpretazioni a firma di John Galliano per Margiela e Demna Gvasalia per Balenciaga; Anthony Vaccarello ha ripescato dall’archivio e dal glamour di Yves Saint Laurent.