Maurizio Rastelletti: il cantautorato come dialogo intergenerazionale
Scritto da Valentina Codurelli il 30 Settembre 2023
Quello di Maurizio Rastelletti è un cantautorato impegnato dalla forte sensibilità che si prefigge di andare oltre a qualsiasi gap generazionale alla ricerca di un dialogo comune
Maurizio Rastelletti si racconta attraverso il suo percorso artistico; una lunga strada fatta di musica, parole ed una forte sensibilità artistica. In seguito ai suoi successi “Inseguo una lumaca” e “Il guardiano” abbiamo avuto l’occasione di ripercorrere il suo percorso artistico attraverso un’intervista esclusiva con l’artista:
- Leggendo la sua biografia mi sembra doveroso ricordare diverse tappe importanti frutto delle influenze e le energie che compongono la sua anima d’autore sono molteplici; prima di intraprendere la sua carriera da solista è infatti stato legato per molti anni al mondo del Gospel un’esperienza che culmina con un’esibizione al Palazzo dell’Unesco di Parigi. Come e quando è nata la volontà di intraprendere un percorso artistico e cosa l’ha spinto a intraprendere questa strada?
“Ho avuto una passione per la musica sin da ragazzo, dapprima partecipando ad eventi corali. Ho infatti un trascorso di Gospel e Spiritual che si è tramutato in qualcosa di un pò più cantautorale nel momento in cui intrapresi gli studi di chitarra. Ed è qui che quei fraseggi, che dovevano essere dei meri esercizi musicali in realtà si sono trasformati in veri e propri pezzi fatti non solo di note ma anche di parole. Insomma, da un semplice esercizio ne uscì la mia dote cantautorale.”
- In rilievo tra i successi passati vi è poi il suo primo disco autoprodotto nel 2015, “Inseguo una lumaca”, che vinse il premio della Lecco Film Commission Lombardia per il video realizzato dal Filmaker Angelo Guarracino. Un progetto frutto di una collaborazione con Nando Bonini, come è nata questa collaborazione?
“L’incontro e successivamente la collaborazione con Nando Bonini, l’ex chitarrista di Vasco Rossi, mi ha fatto maturare dal punto di vista artistico. Nando, attualmente il mio produttore artistico che con la sua professionalità ne segue gli arrangiamenti dei miei pezzi, subentra nel momento in cui, scorrendo i social, vedo contenuti promozionali delle lezioni di chitarra che allora Nando impartiva. Avendo una pregressa esperienza chitarristica, seppur a livello amatoriale, ed essendo a conoscenza della grande professionalità e carriera pregressa di Nando, pensai che fosse la persona giusta per poter portare avanti il mio progetto, mi iscrissi dunque ai primi corsi consegnando poi il mio primo progetto “Inseguo una Lumaca”, un LP composto da otto brani. Non avendo avuto immediato riscontro, col passare del tempo, accantonai ogni speranza, pensando che il progetto, finito poi nelle mani di sua moglie, non fosse di suo gradimento oppure che nemmeno l’avesse sentito. Nonostante ciò, a distanza di diversi mesi, arrivò la risposta tanto sperata: “Grazie a mia moglie ho avuto l’opportunità di ascoltare il tuo progetto, e credo ci siano delle cose interessanti sulle quali sarebbe bene lavorarci.” Insomma era chiaro anche a Nando Bonini il mio forte impulso creativo. Da questa collaborazione nacque il recente progetto “Il guardiano”, composto da dieci pezzi inediti.”
- Dunque la passione per la musica l’ha portato a percorrere una lunga strada fatta di molteplici esperienze ed avventure che hanno plasmato la sua essenza artistica, un essenza artistica dalla forte sensibilità anche verso quelle che sono tematiche sociali importanti, si pensi ad esempio a “Il Guardiano”, un brano nato in collaborazione con Nando Bonini. Cosa, artisticamente parlando, l’ha spinto a farsi interprete di una una tematica sociale così importante?
“Personalmente credo che la sensibilità sia un’attitudine innata nella quale mi riconosco e che mi ha permesso, durante uno dei numerosi concerti corali organizzati per la sensibilizzazione alla giornata internazionale dell’Autismo, svoltosi nei primi di aprile, poco prima della nostra esibizione, hanno preso parola genitori di ragazzi autistici dando testimonianze che mi hanno colpito profondamente e che ho sentito il dovere di portare all’attenzione del pubblico cercando dunque una sempre più ampia attenzione e cura a questa tematica sociale di elevata importanza creando così un maggior sostegno da parte del tessuto sociale odierno e futuro. È dunque da questa presa di coscienza che nacque la volontà di tradurre in musica questa necessaria sensibilizzazione sul tema. La particolarità de Il Guardiano è la sensibilità con cui si affronta la tematica dell’Autismo, una tematica sociale di forte rilevanza. Ne “Il Guardiano” l’autismo, infatti, si fa interprete in prima persona di questa volontà, il pezzo ha infatti la particolarità di essere scritto immedesimandosi nello sguardo sul mondo di una persona autistica che, porgendoci la mano, invita la società ad esplorare il proprio mondo attraverso quella che è la più sentita forma d’amore possibile ed immaginabile che in questo inedito “esplode”.”
Quella di Rastelletti è una musica cantautorale dai testi maturi che ha però la volontà di creare un ponte generazionale tra il cantautorato classico a delle sonorità contemporanee, ecco spiegato dunque perché negli arrangiamenti seguiti da Nando, vi sono anche sonorità appartenenti al mondo dell’elettronica e del mondo beat. L’unicità della musica di Rastelletti sta proprio qui; nella volontà di andare oltre a qualsiasi gap generazionale alla ricerca di un dialogo comune, pur mantenendo le peculiarità di linguaggio proprie di ogni generazione.
- In virtù di quanto finora emerso, come vede la scena musicale odierna, in particolar modo quella attinente al mondo del cantautorato?
“Il cantautorato lo vedo ancora radicato a quello che io chiamo “il vecchio stampo”, lontano dunque dalla volontà di intraprendere un dialogo intergenerazionale e quindi di superare questo divario tra generazioni. Personalmente scommetto invece su un cantautorato capace di dialogo e volenteroso di andare oltre a questo cosiddetto “gap generazionale”. Un obiettivo audace che in termini di pubblico sta riscontrando un sincero successo.”
È interessante constatare come, a questa domanda, posta anche ad altri cantautori intervistati, in cui ne usciva una rappresentazione della scena musicale odierna come una mera mancanza di valori, la sua si invece inaspettatamente una risposta più che propositiva che, nella ricerca di questo dialogo, sembra però voler sottolineare l’importanza di questa diversità generazionale non da lei vista come perdita di valori ma anzi semplicemente vista come una naturale risposta musico-linguistica ad una società differente da quella della sua generazione. Una differenza che nella sua ricerca non è appunto una perdita o mancanza di valori bensì una ricchezza culturale sulla quale poter lavorare.
- Quindi possiamo dire che questa visione forse “un po’ grigia” sul futuro musicale nasce non molto dalla mancanza di valori e di contenuto di cui gli artisti emergenti spesso “vengono accusati” di macchiarsi ma bensì dalla mera commercializzazione dei pezzi da attribuirsi alle case discografiche?
“Come già anticipato credo che ad oggi la mancanza non stia nei contenuti ma piuttosto nella quasi più totale impossibilità di trovare spazio per gli artisti che nel panorama odierno cercano di rimanere fuori da meri discorsi commerciali-discografici ricercando invece una propria autenticità. Quello che oggi sembra mancare è infatti la volontà, da parte delle case discografiche, di farsi interpreti di questi artisti emergenti che oggi sembrano non trovare spazio. A parer mio le case discografiche, grandi o piccole che siano, dovrebbero invece fungere da “cassa di risonanza” a queste realtà artistiche autentiche ed inedite invece di ricercare “i numeri” di facile fruizione commerciale. Quello che viene a mancare è poi una struttura di crescita personale ed artistica che nel panorama musicale di un tempo veniva invece offerta dalle stesse case discografiche, nonostante, e sarebbe ipocrita nasconderlo, anche allora “i numeri” per la fruizione commerciale contassero.”
- La sua carriera vede oggi una tappa importante, la live in programma per il 30 settembre a Milano presso lo Spazio Tertulliano, vuole anticiparci qualcosa in merito?
“Nel periodo della pandemia stesi quattordici brani che per ovvi motivi rimasero nel cassetto ma che stasera, a Milano presso lo Spazio Tertulliano, vedranno finalmente la luce. La live sarà supportata da parti visual. Di qui la scelta ricaduta sulla location, un teatro di nicchia calibrato appunto sulla mia figura artistica, quella di un artista indipendente che vuole appunto mantenere una certa autonomia espressiva che mi permette, nel modo artistico odierno fatto di grandi case discografiche, di tornare a quello che in passato la musica inedita ed indipendente costituiva, una musica fatta di “progetti reali, concreti ed autentici.”