‘Quando passa il treno’: la Transmongolica di Pietro Regazzoni che ci insegna ad andare oltre i nostri confini ed i nostri timori
Scritto da Valentina Codurelli il 20 Dicembre 2023
‘Quando passa il treno’: una vera e propria “finestra sul mondo” in pagine dense di nuovi mondi, volti e culture
Domenica sera, presso il Circolo Fratelli Figini di Lecco, ha avuto luogo la presentazione del libro “Quando passa il treno. La Transmongolica da Mosca a Pechino” di Pietro Regazzoni. Una presentazione a cura dello stesso autore e di Simona Piazza, vicesindaca e assessora alla cultura e coesione sociale del Comune di Lecco.
Nella serata, attraverso un dialogo con l’autore, sono state proiettate immagini e video del viaggio, veri e propri scorci di vite e culture oltre i confini, partendo dalla Russia, passando per la Mongolia fino ad arrivare alla Cina.
Per approfondire quanto trattato nella prima fatica letteraria del giovane lecchese Pietro Regazzoni, abbiamo avuto l’occasione di ripercorrere l’incredibile viaggio attraverso un’intervista diretta con lo stesso autore.
In un’intervista risalente all’anno scorso si evince che durante il viaggio avevi l’intenzione di prendere degli appunti, ma più a scopo personale per rendere i ricordi più nitidi. Inizialmente dunque non avevi pensato di poterlo condividere, cosa ti ha spinto quindi ad intraprendere questa pubblicazione?
“Effettivamente prima di partire non avevo assolutamente idea di pubblicare un libro. Ciononostante, alla mia partenza, ho deciso di raccogliere degli appunti di viaggio, visto anche il molto tempo a disposizione soprattutto in treno, e quando il viaggio ha avuto inizio ho compreso quanto le esperienze e i dialoghi che ho avuto con persone comuni che avevano le proprie percezioni sulla situazione politica, sulla società e su Putin stesso, mi sembravano meritassero di essere raccontate. La decisione di iniziare a scrivere, e quindi a condividere, avviene però solamente alla fine del viaggio, quando, rivedendo quanto era successo, sia in termini di cambiamenti climatici sia in termini di cambiamenti politici in quell’estate del 2019, percorrendo il mio viaggio dalla Russia alla Cina, mi sono reso conto che tanto stava cambiando. Un cambiamento che ho voluto “fotografare” attraverso la pubblicazione di un libro che tenesse insieme la mia esperienza di viaggio ma soprattutto quanto successo e le percezioni di chi vive quei luoghi. Il motivo dunque non è tanto raccontare il mio viaggio, quanto piuttosto raccontare quanto successo, in termini politici e sociali nel mentre percorrevo la Transmongolica.”
Un libro, dunque, che non si propone solo da un punto di vista puramente narrativo ma che lascia spazio alle tensioni politiche osservate attraverso gli occhi di chi le vive.
Un viaggio in solitaria in cui l’autore, in realtà, non è mai rimasto solo. Il viaggio in solitaria qui si trasforma infatti in un’esperienza ravvicinata con volti nuovi e facce amiche.
“Questo è il paradosso di viaggiare in solitaria. Non si è mai soli, proprio perché la condizione di chi viaggia solo è che non è sufficiente a se stesso. Una condizione che porta il viaggiatore ad essere sempre in contatto con persone nuove, portandolo ad esplorare tutte le sue curiosità, siano esse legate alla politica, all’economia, alla società e alla cultura. Il fatto di viaggiare in solitaria ti permette dunque di essere aperto a nuove scoperte, anzitutto dal punto di vista umano. Punto a favore del viaggiare in solitaria è proprio questo: essere soli da un punto di vista “formale” ma non da un punto di vista “sostanziale”. Persino nei passeggeri incontrati, nei momenti passati nelle cabine dei treni per magari più giorni di fila, infatti, si può instaurare l’occasione per dialogare o persino condividere il pranzo.”
C’è un qualcosa di particolare che ti è “rimasto dentro”, sia a livello personale che a livello politico?
“Ci sono sicuramente molti punti che vorrei menzionare, ma forse uno su tutti è proprio la convinzione che il nostro non sia l’unico mondo possibile. La convinzione che al di fuori dell’Europa ci siano altri mondi dai quali possiamo imparare molto, e nei quali, a volte, possiamo rassicurarci guardandoli come uno specchio attraverso il quale riflettere e magari riconsiderare alcuni aspetti della nostra vita. La cosa positiva di questo viaggio è l’aver avuto il contatto con culture molto differenti tra loro, ognuna delle quali ha saputo darmi qualcosa. Sul piano politico, per quanto sia importante leggere e studiare saggi e articoli accademici, il viaggio mi ha fatto comprendere quanto sia ancor più importante entrare a contatto con i luoghi e dialogare con le persone comprendendo che quanto detto dalla gente comune non ha meno valore di quanto scritto da un accademico.”
C’è un qualcosa, a livello culturale, che più di tutto hai interiorizzato e che non hai potuto fare a meno di portare dentro di te nel tuo ritorno a Lecco?
“Dal punto di vista culturale, la cultura che è riuscita a darmi di più durante la Transmongolica è sicuramente la cultura mongola, a partire da come viene vissuto “il tempo” dai nomadi mongoli. I ritmi della vita vengono scanditi secondo quelli della natura. Insegnamenti che, seppur di difficile applicazione nella nostra vita quotidiana, mi hanno permesso di apprendere quanto sia importante ‘rallentare’.”
La Transmongolica di Pietro diviene dunque un viaggio tra mondi, volti e culture che, come s’evince dal titolo stesso, ci permette di comprendere quanto sia fondamentale cogliere l’attimo, “prendere il treno quando passa”. Un viaggio ad oggi impossibile da ripercorrere visto quanto sta accadendo in contesti internazionali.
L’autore non trascura nulla nemmeno dal punto di vista introspettivo. Infatti, il libro, oltre ad essere un’importante testimonianza di viaggio, non elude i sentimenti di timore e di paura sorti durante il percorso intrapreso, uno su tutti la paura di non riuscire ad arrivare alla meta, Pechino. Un timore che, durante il viaggio, ha permesso all’autore di comprendere quando essenziale non era tanto la meta quanto il percorso volto al suo raggiungimento. Un timore che nonostante tutto non limita, ma anzi, invita all’attenzione e al rispetto dell’altro sfidando le proprie paure, permettendoci di andare oltre.