Torna in sala il film di grande successo “C’è ancora domani”
Scritto da Chiara Invernizzi il 8 Marzo 2024
Giovedì 7 maggio è stato trasmesso al Nuovo Cinema Aquilone di Lecco, il film di grande successo “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi; film che per la prima volta a livello mondiale diviene il più visto in assoluto su tematiche femminili diretto da una donna.
Paola Cortellesi ha raccontato che questo film nasce dai racconti d’infanzia fatti dalle sue nonne; di questa idea romana estremamente patriarcale, portata poi sul grande schermo.
Il film esce in sala per l’apertura della festa del cinema di Roma, va molto bene con un ottimo passaparola e nelle prime tre settimane rastrella quasi 10 milioni di euro; dopodiché c’è un evento che lo spinge ancora di più verso l’alto, ovvero la tragedia che riguarda il femminicidio di Giulia Cecchettin: il film viene preso come modello per combattere questo patriarcato tossico, proiettandolo nelle scuole. Mentre sale con questa parabola, per la primissima volta nella storia, uno dei maggiori esponenti di spicco del governo italiano cita il film in uno dei suoi discorsi più importanti, facendogli una pubblicità incredibile e prendendo così una grossa fetta di elettorato. A quel punto, il film diventa un volano continuo.
Questo è un film femminista e molto al femminile ma fatto tutto in maniera interessante, non forzata; in alcuni punti viene centrato il punto alla perfezione, mentre in altri rimane un po’ in superficie. Questa cosa avviene perché se un film lo si vuole aprire a un pubblico ampissimo, allora questo deve rimanere sui binari della semplicità; non si tratta di una una nota negativa, anzi è il giusto equilibrio tra il mandare un messaggio forte e il riuscire a farlo a un pubblico vastissimo. Il messaggio molto forte trasmesso è il farci capire che nella contemporaneità le donne hanno sicuramente raggiunto maggiore libertà rispetto al passato ma attualmente c’è ancora tanto da fare, perché alcune cose che vediamo all’interno del film non sono molto diverse alla realtà che vediamo nei giorni nostri.
In questo film la Cortellesi interpreta Delia, una donna succube del terribile marito, interpretato da Valerio Mastandrea: uomo cattivo, violento che ha una motivazione assurda per fare quello che fa, come per esempio picchiarla perché chiede di uscire con l’amica oppure perché fa bruciare le patate sul fuoco, e anche questo ci porta a riflettere sul fatto che il marito possa sembrare un personaggio estremo. Purtroppo, com’è tristemente noto, certi soggetti non esistevano solo negli anni quaranta, perché di persone come Ivano si hanno notizie anche oggi e questo ci fa capire che le cose, purtroppo, non sono proprio cambiate. La differenza tra il passato e i giorni nostri è che adesso quello che viene fatto dagli uomini in questo film non è lo standard e se si vedono situazioni così si cerca di fare qualcosa e di parlarne, mentre all’epoca venivano ignorate in quanto ricadeva tutto nella normalità.
All’interno di questo film possiamo notare non solo la violenza fisica, ma anche psicologica come, per esempio, passaggi come “Ma tu cosa vuoi, stai zitta e vai in cucina”, “stasera mangiate pane e latte per colpa di quell’incapace di vostra madre”, frasi che rimbombano anche nel nostro presente.
Un secondo messaggio chiave che possiamo captare nel film è che all’epoca c’erano certi uomini che spadroneggiavano e si imponevano sulle donne, adesso invece ci sono ancora uomini come questi ma si cerca di far si che quella non sia la norma; non passi, però, il messaggio che tutti gli uomini siano cattivi in quanto tali: sottolineatura forse banale, ma non per questo meno importante.