Caesar Monti: la celebre firma delle cover anni ‘70
Scritto da Valentina Codurelli il 16 Aprile 2024
Caesar Monti, una figura cruciale nella cover art degli anni ‘70 che rese onore, anzitutto, a Lucio Battisti
Cesare Monti Montalbetti, prima di divenire una delle firme più importanti nel panorama della cover art degli anni ‘70, lavora a Londra prima come assistente di Romano Cagnoni, uno dei fotografi della prestigiosa agenzia Magnum, poi di Harri Peccinotti per la rivista “Tween”, quindi dell’artista visivo Clay Ragazzini, collaboratore dell’etichetta discografica Apple.
Cesare Monti Montalbetti fu una figura cruciale nella cover art degli anni ‘70. Il fotografo e regista italiano, insieme a Vanda Spinello, sua compagna di vita e di lavoro, studia e realizza copertine per Lucio Battisti, Area, Banco del Mutuo Soccorso, Edoardo Bennato, Pierangelo Bertoli, Angelo Branduardi, Pino Daniele, Fabrizio De André, Dik Dik, Equipe 84, Eugenio Finardi, Formula Tre, Ivano Fossati, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Mia Martini, Adriano Pappalardo, PFM, Oscar Prudente, Demetrio Stratos e molti altri. Tra le etichette vi si ricorda la Numero Uno, la Cramps, la Trident, la Produttori Associati, la Polygram, l’RCA, la CBS, l’EMI, l’Ascolto, l’Ultima Spiaggia (della quale sono stato anche socio), la Sony e la WEA.
Nel 1971 iniziò la sua attività nel mondo discografico. Fu Lucio Battisti, con lo scopo di allontanare possibili accuse di nepotismo (il fratello Pietruccio Montalbetti era il leader dei Dik Dik), a consigliargli un nome d’arte: Caesar Monti.
Numerose sono le cover recanti la firma di Caesar Monti, su tutte quelle realizzate per Lucio Battisti, tra cui: La canzone del sole/Anche per te, del 1971, Umanamente uomo: il sogno, del 1972, Il mio canto libero, del 1972, Anima latina, del 1974 e Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, del 1976.
A portare la celebre firma di Caesar Monti, per Lucio Battisti, fu anche il videoclip de “La canzone del sole” realizzato nella sua casa al Dosso di Coroldo Molteno, Lecco.
Sino a quel momento poco era il riguardo riservato al mondo dell’immagine musicale dedito alle copertine dei dischi, verso le quali non vi era alcuna cura, come lui stesso, all’epoca, affermò:
“Quando nel lontano 1971 tornando dall’Inghilterra ho iniziato a lavorare per il mondo dell’immagine musicale in particolar modo per le copertine dei dischi, non c’era nei riguardi di questo prodotto nessuna cura, nessuna attenzione. Gli uffici stampa delle case discografiche commissionavano a fotografi generici che lavoravano per lo più per riviste, dei servizi sui loro artisti. Parte delle foto venivano utilizzate da rotocalchi con impostazioni il più delle volte assurde, ricostruzioni di improbabili set dell’antica Roma o cose del genere. Tra quelle immagini venivano scelti dei fotocolor che accompagnati da scritte dalla grafica strampalata diventavano le copertine dei dischi. Fu una battaglia dura e che vide me e Vanda, mia compagna nel lavoro e nella vita, pagare a duro prezzo quel cambiamento che ci permise di creare le immagini che tutti oggi conoscono. Per poter essere liberi venivamo pagati pochissimo, per una busta completa di foto e grafica percepivamo dalle 25 alle 50 mila lire, salite con il passare del tempo a 300/400 mila lire cioè circa 150/200 euro, ma così abbiamo potuto incominciare a dare alla copertina quella forza necessaria a creare interesse dell’acquirente e coerenza rispetto al contenuto.”
Caesar Monti diede dunque immagine alla musica.
In quel periodo è anche direttore artistico della rivista underground “Re nudo”, la prima e più longeva rivista della cultura underground in Italia che rappresentò una delle più significative espressioni della controcultura degli anni successivi al Sessantotto, essendo una delle principali riviste italiane dedicate alla controcultura e alla controinformazione di natura libertaria.
Nel 1979 si trasferisce a New York, dove collabora con la Rolling Stone Records. Tornato in Italia nel 1981 si dedica all’arte visiva sperimentando contaminazioni di varie tecniche e interazioni tra immagine e suono. Del 1983 è “Ario”, girato in pellicola 35mm riprendendo circa 4.000 fotografie scattate con una Nikon a motore. In questa prima opera utilizza una tecnica che riprenderà nel successivo “Il vento” del 1987.
Negli anni ‘90 Cesare Monti Montalbetti, si impegnò in un nuovo linguaggio, quello pubblicitario, divenendo così regista pubblicitario in esclusiva con la Film Master fino al ’92 e successivamente in esclusiva per la Central, realizzando gli spot Kodak, il Sabato, Swatch, Volvo, Guzzini, Rocco Barocco, Bassetti, Pioneer. In seguito cura la regia delle campagne “Verde in città” (Mulino Bianco), Calze SiSi, Yomo, Thè San Benedetto, Aem, Alitalia, Comune di Palermo e di molti altri spot.
Il 23 febbraio 2015 il fratello Pietruccio Montalbetti, componente dei Dik Dik, annuncia la sua scomparsa all’età di 69 anni.
Caesar Monti: la firma che si mise al servizio del territorio lecchese con Un biglietto per l’inferno
La firma di Caesar Monti ritorna a più riprese in territorio lecchese legandosi dapprima al gruppo “Un biglietto per l’inferno”, dedicandosi alla copertina del loro disco “Confessione”, uscito nel marzo del ‘74 e riportante la vena rock-progressiva del gruppo.