Ciao Piaggio: un mito in movimento
Scritto da Lecco Channel il 27 Aprile 2024
Era il 1967, un’epoca di grandi fermenti sociali e politici che avrebbero caratterizzato i decenni successivi. Alla Piaggio di Pontedera veniva alla luce la prima serie del iconico Ciao il “nipotino” di quella splendida invenzione che fu la Vespa, lo scooter che motorizzò gli italiani Mettendoli in sella ad una geniale invenzione.
Il Ciao era stato pensato per il mercato dei giovani, quasi fosse una bicicletta, il piccolo ciclomotore della Piaggio aveva una meccanica semplicissima ed un peso di 40 kg a secco.
Il ciclomotore Ciao per il suo lancio sul mercato usufruì di una costante campagna pubblicitaria, nella quale si vedeva una ragazza dai capelli rossi che al telefono con una amica si lamentava perché il suo Ciao era sempre utilizzato dai suoi familiari che così facendo lo sottraevano al suo divertimento di guida.
Nei vari “Caroselli” si potevano vedere intere frotte di ragazzi e ragazze alla guida dei propri Ciao sorridenti e felici, e le pubblicità dei “Caroselli” terminavano con lo slogan:
“Se vuoi andare con l’aria sul viso e ti servono due ruote, nuove, moderne, allora in famiglia diciamo Ciao! E’ un prodotto Piaggio”.
Il Ciao fu disegnato da Corradino d’Ascanio (il padre della Vespa), e il progetto affidato alla squadra dell’ingegner Bruno Gaddi.
La prima serie del Ciao fu realizzata con una meccanica molto semplice. La prima versione aveva il faro tondo e montava un motore 2 tempi monocilindrico orizzontale con una cilindrata da 49,77 cc. Con raffreddamento ad aria e alimentato con una miscela di benzina e olio al 2% che sviluppava 1,41 cv di potenza che facevano raggiungere al Ciao la velocità massima di 43 km/h.
La trasmissione era automatica promossa da una cinghia trapezoidale e la garanzia di frenata avveniva dalla combinazione tra il freno posteriore a tamburo e quello anteriore a pattino (come quello delle biciclette).
Non c’erano ammortizzatori, e la loro assenza veniva sostituita (per modo di dire) da un sellino dotato di molle per un minimo conforto. Il Ciao con un litro di miscela percorreva all’incirca 40 km.
La prima versione fu affiancata da altre cinque versioni che avevano cerchi con un diametro diverso e freni a tamburo su entrambe le ruote e una trasmissione a variatore di rapporti.
La semplicità del ciclomotore Ciao permise alla Piaggio la possibilità di immettere sul mercato il Ciao ad un prezzo molto competitivo, esattamente a 54 mila Lire, che era meno della metà del prezzo della Vespa.
Tutte queste peculiarità decretarono per il Ciao un successo strepitoso, paragonabile a quello della più blasonata Vespa.
Il Ciao rimase in produzione per ben 39 anni consecutivi sino al 2006.
Con il trascorrere del tempo, la Piaggio ha prodotto numerose versioni del Ciao, superando il numero di venti tra rivisitazioni e versioni speciali come: Lusso, Arcobaleno, SC, Teen, Italia 90 e Kat Euro 2.
Il Ciao aveva un funzionamento semplice e geniale per l’epoca.
In condizioni normali il Ciao funzionava come un qualsiasi ciclomotore a trasmissione automatica: si accelerava e si frenava, nulla di trascendentale.
Ma in caso fosse finito il carburante, era possibile attraverso un apposito pulsante “svincolare” la ruota posteriore dalla trasmissione, e agendo sui pedali come una comune bicicletta si poteva proseguire la marcia sino al primo distributore (anche se la fatica non risultava poca visto il peso del motorino: 40 kg).
Forse la migliore definizione di questo iconico ciclomotore è nello slogan che chiudeva la pubblicità degli anni Ottanta, dove tra le facce felici e soddisfatte dei giovani a cavallo del Ciao, le parole furono sostituite da un lapidario slogan: “CIAO È PIAGGIO”.
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