C’era una volta il VHS

Scritto da il 7 Maggio 2024

Il 4 giugno 1977, alla grande fiera di elettronica di Chicago, venne presentato il VHS, acronimo di Video Home System. Questa è la storia di come il cinema è entrato per la prima volta nelle nostre case. Quelle videocassette a nastro, scomode, che si vedevano male e frusciavano dentro il videoregistratore sono state infatti le prime a portare il cinema nelle case degli italiani tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ‘80.

vhs credito fotografico Sara Carboni

Il VHS non fu il primo tentativo di mettere un film su un supporto di facile fruizione e che permettesse di rivedere il film proiettato. La prima a lanciare la commercializzazione di tale intuizione semplice ed innovativa fu la Sony, con uno standard di qualità notevole chiamato Betamax. La competizione, ancora una volta, fu tutta giapponese: la JVC (Japan Victor Company), che produceva televisori e impianti audio, lanciò uno standard alternativo. Un alternativa caratterizzata però da una qualità delle immagini peggiore e che quindi fu messa praticamente subito fuori di ogni discussione e termine di paragone. Il VHS vinse e si impose come prediletto, ciò accadde per diverse ragioni. La prima ragione è la durata: in un VHS ci stavano infatti due ore di video, poco più della durata media di un film, mentre nel Betamax molto meno. Il VHS era inoltre più comodo. La seconda ragione è il prezzo: rispetto al JVC tenne un prezzo più basso per conquistare rapidamente il mercato. La terza, la più importante, è che la Sony custodì gelosamente lo standard del Betamax mentre la JVC lo diede a tutti affinché lo usassero. La vittoria è stata immediata. 

Per circa 20 anni il VHS è stato il modo con cui nelle case si guardavano i film quando si voleva e non seguendo i palinsesti tv. La domanda di VHS era così alta che c’erano negozi che facevano solo questo: vendere o affittare VHS (Blockbuster la catena più famosa).

Le prime videoteche e quel capitalismo tutto cinematografico

Con la comparsa di questi nuovi supporti videro la luce le prime videoteche, che cominciarono ben presto a spuntare come funghi in ogni città. Piccole cantine polverose (perché di questo si trattava nella maggior parte dei casi) si sono trasformate in mini-templi del cinema. Questi templi erano decorati con foto ritagliate da giornali stranieri e ammobiliati con ripiani pieni di cassette decorate da adesivi. Anche se il loro interno non era dei più accoglienti, erano i luoghi di riunione preferiti dagli amanti della settima arte e, anzitutto, dai giovanissimi. In questa sorta di capitalismo, l’iniziativa personale è stata, per molti, il miglior progetto di carriera, e le videoteche erano il miglior mezzo per fare profitti rapidamente con un piccolo commercio locale.

La pirateria si democratizza

Tutti coloro che non avevano soldi per andare al cinema potevano, allora al prezzo di un biglietto, prendere in prestito una decina di cassette dalle bobine registrate e ri-registrate e godere dei migliori film in versione pirata. All’inizio degli anni ’90, i cinema fino ad allora pieni, si sono svuotati, a causa di queste videoteche e soprattutto a causa della pirateria di cui spesso queste si macchiavano. Le videoteche facevano di tutto per trovare copie dei film più recenti, il più velocemente possibile. La pirateria era moneta corrente. Si riuscì a mettervi fine – provvisoriamente – solo con la creazione di case di distribuzione che compravano copie originali dei film e noleggiavano gli originali delle cassette: i ‘pirati’ si trovarono pesantemente sanzionati da grosse multe.

Nella crisi e nel caos generale che regnava all’epoca, le videoteche erano per i loro proprietari un buon mezzo “quasi” onesto di sopravvivere e per gli amanti del cinema il solo modo di seguire, alla bene e meglio, l’evoluzione del cinema mondiale. Con la fine dell’embargo, i distributori hanno ripreso la loro attività, ma la pirateria aveva guadagnato tanto terreno, che era impossibile farla sparire.

Il decesso del VHS

Sony non si è arresa facilmente e ha continuato a investire sul Betamax fino al 2015 ma già da anni aveva lanciato lo standard Blu Ray per il nuovo supporto per i video digitali, il DVD. L’ultimo film prodotto su VHS secondo alcune versioni risale al 2006. Il digitale li ha spazzati via. Le videocassette non hanno avuto un ritorno di gloria come il vinile per la musica. 


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