I Trasferelli: fogli e font alla base della democratizzazione della grafica

Scritto da il 24 Maggio 2024

La Letraset, e con essa i trasferelli, rese la composizione grafica più democratica, celando dietro il sorriso di molti bambini una rivoluzione di design

Esiste un oggetto, oggi considerato decisamente amarcord, che quando fu commercializzato all’inizio degli anni Sessanta avviò una piccola rivoluzione nel mondo della grafica e della tipografia: si tratta dei trasferibili della Letraset, conosciuti anche in inglese come instant lettering.

I Trasferelli

I trasferibili sono particolari fogli dal colore lucido, ognuno colmo di una miriade di glifi, lettere, simboli, decorazioni e, successivamente, anche loghi e piccole vignette. Uno strumento immediato e un’innovazione abbastanza semplice che, però, per la prima volta rese la grafica alla portata di chiunque.

Fogli e font alla base della democratizzazione della grafica

Era il 1961 quando una appena nata azienda londinese – la Letraset – iniziò a sviluppare un nuovo prodotto: i trasferibili a secco. La tecnica su cui sono basati i Trasferibili fu sviluppata principalmente da tre aziende a partire dal 1960: la britannica Letraset, la francese Mecanorma e la italiana Reber R41. Le aziende Letraset e Mecanorma si distinsero per l’ampia vastità di alfabeti proposti, mentre Reber R41 si connotava per un’attenta (e più di nicchia) selezione di caratteri e per la sua collaborazione esclusiva con la Fonderia Nebiolo di Torino, e con il celebre designer di caratteri tipografici Aldo Novarese. Tutt’oggi è possibile trovare molti alfabeti Letraset, Mecanorma e Reber R41 in versione digitale.

I fogli dei trasferibili

Il funzionamento dei trasferibili era semplicissimo: applicando i fogli su una qualsiasi superficie e strofinando con cura, la lettera veniva stampata, o più precisamente, trasferita con la semplice pressione di una matita o di un’asticciola di legno o plastica. I fogli della Letraset erano infatti realizzati stampando le immagini con speciali inchiostri serigrafici su un foglio realizzato da una speciale materia plastica. Il disegno viene stampato a rovescio, per primo il nero e poi, man mano che asciugano, gli altri colori. In seguito, ancora con tecniche serigrafiche, si sovrappone alle immagini un collante che consentirà il fissaggio sulla superficie su cui saranno applicate, senza avere un particolare spessore. Il risultato assomigliava ad una vera e propria stampa.

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La Reber R41 illustra la tecnica con la quale utilizzare i Trasferibili

Era dunque l’inizio di una piccola rivoluzione: da casa propria, si poteva per la prima volta comporre qualsiasi, o quasi, prodotto grafico. Per la prima volta, la composizione grafica risulta alla portata di chiunque. Negli anni Sessanta per comporre e stampare un prodotto grafico erano infatti ancora necessarie macchine costose e l’intervento di esperti: grafici e tipografie. I trasferibili costavano invece pochi centesimi e non servivano grandi doti tecniche per utilizzarli. Il mondo della grafica diventa così più “democratico”.

Fu così che i trasferibili condizionarono l’estetica e la cultura popolare degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Grafici, studi di design, architetti, agenzie pubblicitarie e artisti iniziano a sperimentare con le lettere stampate e con il lettering, spezzano e ruotano le parole, usano la miriade di font diversi che hanno a disposizione a poco prezzo, li modificano alternando manualmente i glifi allungandoli o riducendoli. L’instant lettering fu ampiamente utilizzato nelle copertine di dischi degli anni Settanta, alimentando quanto artisticamente elaborato dalla Cover Art (leggi anche: “Copertine d’autore: quando l’arte si mise al servizio della musica” e “Tra Cover Art e provocazione: le cover dello scandalo”)

Proprio per il suo carattere “anarchico”, a basso costo e privo di intermediazione, i trasferibili furono amati anche dai movimenti di controcultura dell’epoca. In alcuni casi, infatti, affidarsi ad un editore o a un grafico professionale aumentava il rischio che quest’ultimo censurasse quanto richiesto.

A segnare il declino, avvenuto negli anni Novanta, è il diffondersi dei primi personal computer rendendo l’instant lettering desueto. In tal senso la stessa Letraset si mosse verso il mondo digitale. Produsse infatti alcuni programmi di grafica digitale, come ImageStudio e ColorStudio, ma ciò senza alcun successo.

Tuttavia, la Letraset riuscì a sopravvivere agli anni Novanta grazie ai diritti dei suoi font che erano diventati popolari grazie all’instant lettering e che furono gradualmente digitalizzati. Proprio per questo alcuni font ancora oggi mantengono la dicitura Letraset nel loro nome. L’eredità della Letraset è quindi tutt’altro che scomparsa.

Inoltre, pare che fu proprio la Letraset a rendere popolare l’uso del Lorem Ipsum come testo segnaposto. I fogli Letraset furono infatti tra i primi a contenere il Lorem Ipsum.

Il testo Lorem ipsum firmato Letraset
Il testo Lorem ipsum firmato Letraset

All’azienda, dunque, non si deve solamente legare l’intramontabile fascino dell’instant lettering, conosciuto a tutti grazie ai celebri Trasferelli, bensì, in senso assai più generale, il merito di essere stata la prima a democratizzare il mondo della composizione grafica.


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