Pino Daniele: 40 anni di innovazione musicale
Scritto da Rebecca Bazzi il 28 Novembre 2024
Figura emblematica della musica partenopea ed italiana, a cavallo tra anni ’70 e ’80 l’uomo in blues ha da subito scosso Napoli con un vento di rivoluzione
Pino Daniele nasce a Napoli il 19 marzo 1955. Primo di sei figli, sin da età precoce sviluppa una passione per la musica, esplorando il panorama musicale dell’epoca ed esibendosi per la prima volta a dodici anni a festicciole di quartiere. Conosciuto come il mascalzone latino, il nero a metà, l’uomo in blues, l’americano della nuova Napoli, Pino è uno dei cantautori più stimati della storia italiana, artista in grado di rivoluzionare la tradizione della canzone melodica e padre di un nuovo stile, un mix di tarantella e blues con una fusione di funky, samba, suoni arabi, soul, jazz e tanto altro.
Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, imbraccia per la prima volta la chitarra e da quel momento inizia a sperimentare e giocare con nuovi stili in diversi gruppi: il primo tra questi “New Jet”, fondato con il suo allora compagno di classe Gino Giglio. Le prime esperienze considerevoli, però, sono la fondazione del complesso Batracomiomachia e, a seguito di collaborazioni con diversi artisti del tempo tra cui Bobby Solo, il suo ruolo di bassista nella band “Napoli Centrale” nel 1976.
Nello stesso anno inizia ad essere seguito dalla casa discografica EMI Italiana, con la quale pubblica il suo primo disco “Terra Mia”, in cui spiccano i brani “Terra mia”, “‘Na tazzulella ‘e cafè” e, soprattutto, l’amatissima “Napule è”, manifesto dell’artista. Gli anni ’70 si concludono con la pubblicazione del suo secondo album omonimo “Pino Daniele”, il cui pezzo forte è senza dubbio la canzone “Je so’ pazzo”.
I primi anni ’80 sono anni cruciali, in cui Pino consolida il suo successo con la pubblicazione di “Nero a metà”, album che consacra la sua fama grazie al suo sound originale: un latin blues con le giuste dosi di musicalità americana e sonorità della tradizione partenopea. Considerato uno dei migliori lavori della sua carriera, contiene le celebri “A me me piace ‘o blues” e “Quanno chiove”.
Negli anni a venire il musicista rafforza il suo stile blues metropolitano grazie agli album “Vai mo’”, con “Yes I know my way”, e “Bella ‘mbriana”, con sempre più evidenti influenze jazz e world music: il secondo vede la collaborazione con artisti internazionali che rafforzano la sua fama anche oltre ai confini italiani. Nel 1985 esce il suo LP “Ferryboat”, con la partecipazione di Steve Gadd e Gato Barbieri.
Nel 1984 apre un concerto di Carlos Santana e Bob Dylan e nello stesso anno fa uscire l’album “Musicante”, caratterizzato dall’introduzione di sonorità arabe. L’anno successivo pubblica “Sciò Live”, il suo primo album dal vivo, e due anni dopo continua la sua sperimentazione musicale con “Bonne soirèe”. La fine di questo decennio, in cui la sua musica diventa più matura e raffinata, vede l’uscita di “Mascalzone Latino”, con il brano “Anna verrà”, dedicato ad Anna Magnani ed uno dei primi interamente in italiano.
Nei primi anni ’90 Pino esplora ulteriormente le tematiche sociali e personali con gli album “Un uomo in blues”, “Sotto ‘o sole” e “Che Dio ti benedica”; l’anno dopo va in tournèe con Jovanotti ed Eros Ramazzotti. In questi anni la sua carriera vede una crescente popolarità mainstream, con gli album “Non calpestare i fiori nel deserto” e “Dimmi cosa succede sulla terra”, in cui si trova la hit “Che male c’è” con cui vince il Festivalbar 1997. Il millennio termina con la pubblicazione dell’album “The best of Pino Daniele – Yes I know my way”, con rivisitazioni dei suoi brani più famosi, e “Come un gelato all’equatore”, in cui si incontrano sonorità elettroniche e jazzistiche.
Gli anni 2000 si aprono con l’album “Medina”, ricco di contaminazioni della musica nordafricana, e con una tournèe insieme ai colleghi Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia e Ron. Nonostante i suoi problemi cardiaci, Pino non si ferma e rilascia nuovi lavori, tra cui gli album “Pino Daniele project – Passi d’autore” ed “Iguana cafè”, per poi pubblicare un ulteriore disco: “Il mio nome è Pino Daniele e vivo qui”. Nel 2008 si riunisce con i vecchi amici James Senese, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo e Joe Amoruso, con i quali ha tenuto un concerto in piazza Plebiscito nel lontano ’81; con questa formazione realizza “Ricomincio da 30”, un triplo album che celebra i suoi 30 anni di carriera.
Negli ultimi anni della sua vita, lancia sul mercato gli album “Boogie Boogie Man”, con collaborazioni come Mina, J-ax, Biondi e Battiato, e “La grande madre”, ultimo lavoro in studio. Il 31 dicembre 2014 si esibisce per l’ultima volta a Courmayeur per il programma “L’anno che verrà”. Il 4 gennaio 2015 muore tragicamente nella sua villa in Toscana a causa di un infarto.
Insomma, Pino Daniele ha segnato profondamente la musica italiana, con un mix di stili che lo ha da sempre contraddistinto: si è raccontato a noi tramite i suoi brani, superando confini linguistici e culturali e facendo sempre tesoro delle sue radici partenopee.