ISO ISETTA: la prima City Car

Scritto da il 4 Gennaio 2025

In una Europa che voleva disperatamente lasciarsi dietro le spalle i lutti e le distruzioni della seconda guerra mondiale, i primi anni 50 divennero straordinari ed irripetibili nella storia della progettazione e del design automobilistico.

Tra gli industriali che colsero questa grande opportunità c’era anche un ingegnere lombardo ,Renzo Rivolta, che con la sua società la ISO spa produceva motociclette e scooter.

L’ingegnere Rivolta era convinto che i tempi fossero giusti per immettere sul mercato una vettura di dimensioni ridottissime.

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Era il 1951, Rivolta diede incarico a due ingegneri aeronautici, Ermenegildo Preti e Pierluigi Raggi di progettare una piccola autovettura che avesse la caratteristica di potere utilizzare dei motori da motocicletta che la ISO già produceva. Il risultato che ne sortì fu la ISETTA che fece il suo debutto al salone di Torino del 1953.

L’ISETTA era una vettura caratterizzata da un corpo a uovo con l’apertura sul davanti con un grande portellone dalla base al tetto vetri molto grandi e un piccolo portabagagli.

Il motore era un ISO 200 di 198 cc. di cilindrata con 8,5 cv di potenza raffreddato ad aria,il cambio era a 4 marce senza retromarcia la trazione era posteriore,il tetto in tela e apribile.

ISETTA poteva accogliere due passeggeri e raggiungeva la velocità di 75 km orari.

La sua particolare forma ad “uovo” era stata progettata per massimizzare al massimo lo spazio interno abitabile e garantire le ampie vetrature. La vetturetta aveva  il motore posteriore e per tale motivo i progettisti decisero di dotare l’auto di un unico portellone anteriore che era incernierato lateralmente attraverso il quale i passeggeri entravano nell’auto. 

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Anche il piantone dello sterzo era collegato e incernierato al portellone per facilitarne l’accesso mentre nella parte posteriore oltre al motore si trovava un piccolo vano bagagli.

ISETTA pesava 500 kg il tetto in tela non era un “vezzo” del costruttore ma bensì un requisito che i clienti dell’epoca apprezzavano molto.

Nonostante le soluzioni innovative e le ottime caratteristiche tecniche,( aveva consumi ridottissimi e una fantastica tenuta di strada ),il successo di vendite presso il pubblico italiano fu piuttosto blando.

Il prezzo dell’ISETTA era troppo vicino a quello di auto vere a quattro ruote con uno spazio che accoglieva  quattro passeggeri come la Topolino o la Fiat 500.Questo aspetto non banale stava indirizzando la storia dell’ISETTA verso un insuccesso e quindi verso una conclusione della produzione della vetturetta.

Quando tutto sembrava compromesso, l’imprenditore Renzo Rivolta titolare della Iso

Automobili spa presentò la sua “creatura” al Salone dell’Auto di Ginevra del 1954 .

La piccola vettura fu notata da un importatore svizzero della BMW. Le caratteristiche della ISETTA combaciavano con le idee dell’uomo della BMW che ci vide un’auto comoda ed utilitaria che permetteva a tutti di potere diventare automobilisti .

Dopo pochi mesi la svolta. I responsabili di BMW incontrarono al Salone di Torino Renzo Rivolta e chiusero un accordo preliminare per la concessione del Brevetto.

L’accordo definitivo fu poi ratificato a Milano e BMW iniziò a produrre la ISETTA.

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A marzo del 1955 fu lanciata la BMW 250 (come venne denominata). Rispetto al modello italiano la versione tedesca si differenziava per un motore da 250 cc che erogava una potenza di 12,5 cv inoltre aveva i finestrini abbassabili e un impianto di riscaldamento che la rendeva più confortevole.

La BMW 250 convinse subito sia la stampa specializzata che gli automobilisti colpiti dai bassi consumi (33 km con un litro di carburante),un design altamente innovativo, un comfort di buon livello ed un prezzo decisamente abbordabile ne decretarono un immediato successo.

E fu proprio grazie alle vendite ed ai conseguenti guadagni generati dalla BMW 250 che la casa automobilistica tedesca si risollevò da una situazione finanziaria molto precaria tanto che si è portati a pensare che senza il “Made in Italy” della ISETTA forse la BMW oggi  non sarebbe il leader mondiale nella produzione di auto di lusso che tutti conosciamo e che parte della sua fortuna sia dovuta alla più piccola vettura che abbia mai prodotto.

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